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Terminator 3, le Macchine Ribelli

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Se fra il primo e il secondo capitolo erano passati sette proficui anni, fra il secondo e il terzo ne sono passati dodici, meno proficui. Mentre il 2° era ancora nelle sale James Cameron disse che se avesse avuto un certo successo ci sarebbero sicuramente state delle pressioni per un altro seguito, ma lui era convinto che Terminator dovesse concludersi lì. Non era dello stesso parere la sua ex moglie, la produttrice Gale Anne Hurd che dichiarò:  “Ho sempre pensato che la storia si prestasse meravigliosamente ad essere un racconto continuo.” E poi, se c’è da fare un sacco di soldi, perché no? Anche Mario Kassar e Andrew Vajna con la loro Carolco Film, co-produttrice del secondo episodio, erano pronti al nuovo impegno, e anche la Tri-Star Pictures che stava distribuendo il 2° sarebbe entrata nella produzione del 3°: erano tutti d’accordo e anche l’autore si convinse a scrivere un terzo Terminator, ma intanto era impegnato a dirigere Schwarzy in “True Lies” (1994) ed era impegnato pure nella preparazione del complicatissimo “Titanic”. Bisognava fare i conti anche col calendario del super impegnato Arnold Schwarzenegger che, se Cameron non sarebbe stato coinvolto, voleva prima approvare sia il copione che il nuovo regista.

Ma le difficoltà non finiscono qui, alla fine del ’95 la Carolco dichiara fallimento, affossata dagli insuccessi dei suoi ultimi film, e vanno in liquidazione tutte le sue attività, compresa l’intera cineteca e i diritti sui sequel di Terminator, che ormai era diventato un appetitoso pacchetto. Le complesse trattative coinvolsero la 20th Century Fox, la francese Canal+ e la stessa Gale Anne Hurd co-proprietaria del diritti. Quando sembrava che la Fox fosse in dirittura d’arrivo lo stesso Cameron si impegnò a scrivere il film e a dirigerlo, ricostituendo il trio originario con Schwarzenegger e Linda Hamilton. Intervennero però intoppi economici: la Fox voleva produrre il film con lo stesso budget del precedente, che si aggirava sui 95 milioni di dollari, ma mettendo nel conto il costo di acquisizione dei diritti dalla Carolco più il cachet di Schwarzy che da solo costava 25 milioni, gli entusiasmi si raffreddarono: non c’erano i numeri per produrre il film. Allora il costoso divo propose al regista di acquistare insieme i diritti ma inspiegabilmente Cameron declinò l’offerta, probabilmente perché fortemente stressato dal Titanic ancora in lavorazione.

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Andrew Vajna e Mario Kassar

Nel 1997 gli ex patron della Carolco, Mario Kassar e Andrew Vajna, furono invitati da James Cameron a una visione privata del montaggio preliminare del suo prossimo capolavoro, e fra una chiacchiera e l’altra i due appresero che i diritti del Terminator erano ancora disponibili. Fu così che la coppia, in gran segreto, andò a negoziare col tribunale fallimentare per riacquisire i diritti della loro ex Carolco e formare una nuova produzione che avrebbe debuttato con “Terminator 3”. L’acquisizione riuscì e questo fece irritare tutti, soprattutto per il metodo silente con cui l’operazione era stata condotta, e i rapporti personali si guastarono. Cameron diede la sua benedizione a Hurd e Schwarzenegger perché partecipassero al progetto senza di lui, benché l’attore non volesse continuare senza di lui, tanto che sulle prime si rifiutò categoricamente di girare il numero 3. L’autore dichiarerà in seguito: “Sentivo solo che come cineasta forse sarei potuto andare oltre. Non ero molto interessato. Mi sembrava di aver già raccontato la storia che volevo raccontare. Suppongo che avrei potuto perseguirla in modo più aggressivo, ma mi sentivo come se stessi lavorando in casa di qualcun altro, in qualche modo, perché avevo venduto i diritti molto prima”. Tuttavia, ritenendo che il personaggio di Terminator fosse tanto di Schwarzenegger quanto suo, Cameron alla fine consigliò all’attore di girare il terzo film senza di lui: “Se riescono a trovare una buona sceneggiatura e ti pagano un sacco di soldi, non pensarci due volte”. La notte in cui i diritti furono messi all’asta, Vajna contattò Cameron e Schwarzenegger per risolvere la questione, e fu sinceramente sorpreso che l’autore fosse arrabbiato per i diritti venduti, e in seguito disse: “Che differenza fa per Jim chi sta finanziando il film, se uno studio o noi? Il suo accordo sarebbe stato lo stesso. Arnold ha cercato per molto tempo di convincerlo a fare il film, e per questo è stato anche molto leale. Cameron ritenne che ‘avessimo rubato il suo bambino’, anche se siamo quelli che lo hanno messo insieme l’ultima volta. Quindi abbiamo pensato che fosse strano e così abbiamo continuato a farlo da soli”. I due acquistarono i restanti diritti dalla Hurd, che comunque restò nell’impresa col ruolo di produttore esecutivo. James Cameron, con la sua Lightstorm Entertainment, con un’azione estrema e tardiva aveva cercato di acquisire tutti i diritti del franchising ma si ritrovò di fronte allo stesso scoglio su cui si era arenata la Fox: fra diritti e paga di Schwarzy il pacchetto sarebbe costato oltre 100 milioni di dollari, troppo considerando che poi bisognava produrre anche il film.

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Kristanna Loken – Termionatrix

I due fondarono la C2 Pictures, che visse pochi anni e dopo “Terninator 3” sfruttarono il marchio producendo la serie tv “Terminator: the Sarah Connor Chronicles”. Incaricarono Tedi Sarafian di scrivere la sceneggiatura di cui rimane il titolo e la figura del terminator femmina, ovvero terminatrix T-X; la proposero a Cameron che si rifiutò di dirigerla: trovava assai sgradevole dover lavorare sulla sceneggiatura di un altro su un personaggio creato da lui. Come dargli torto. Allora furono contattati i registi Ang Lee, David Fincher, Ridley Scott, Roland Emmerich, ma nessuno volle impegnarsi, così alla fine firmò Jonathan Mostow, un regista-sceneggiatore con all’attivo pochi film d’azione e non certo all’altezza di James Cameron. Consapevole del gap artistico superò l’impasse facendo la voce grossa: “Ecco il film che farò, ecco come lo farò. Se non volete farlo a modo mio, dovreste trovare un altro regista.” Il piglio autoritario e la determinazione piacquero ai produttori, che peraltro avevano contattato qualsiasi regista di vaglia ed erano arrivati a lui come ultima scelta. Il nuovo regista non era contento della sceneggiatura e pretese di far scritturare due suoi compagni di college, John Brancato e Michael Ferris, che riscrissero il plot mantenendo il titolo e la terminatrix, e aggiungendo scene d’azione in stile road movie, più in sintonia con la visione adrenalinica di Mostow.

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Chyna

Il film è tutto questo: grandi inseguimenti su strada, esplosioni, molta azione, poca riflessione. Lo spettacolo c’è ma manca totalmente il tocco del maestro originario, e il terzo Terminator-Terminatrix diventa un film di genere. Non c’è più Sarah Connor che è morta di leucemia e funziona a meraviglia la TX, terminatrix di ultima generazione, che da un lato rinnova il look e il genere del cyborg e dall’altro potenzia la sua dotazione bellica. Kristanna Loken è stata scelta fra diecimila concorrenti e ha dovuto superare anche i dubbi di Schwarzy che per quel ruolo avrebbe voluto la wrestler Chyna, che in seguito si darà al porno. Il film rispetta anche lo spazio temporale che è intercorso dal 2°, quindi John Logan è nel film un ventenne: Edward Furlong, che era perfettamente in età, aveva firmato per riprendere il personaggio, ma poi la produzione ha rescisso il contratto a causa dei suoi seri problemi di dipendenza da alcol e droghe. Jake Gillenhaal era stato preso in considerazione ma alla fine il ruolo andò all’ex attore bambino Nick Stahl. Si aggiunge il personaggio della sua amica-poi-fidanzata interpretato da Claire Danes, che ha già all’attivo una gran bella lista di film importanti e diverse candidature a vari premi, e che anche per questo non resterà schiacciata dall’esperienza Terminator. Perché Terminator non perdona.

Mentre James Cameron è stato fatto fuori dalla serie che ha creato, Arnold Schwarzenegger è diventato governatore della California, e tutti si chiedono: tornerà a fare l’attore? ci sarà un altro Terminator?

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Terminator 2, il Giorno del Giudizio

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1991. Sono passati ben 7 anni dal primo “Terminator”, che è un’eternità nell’industria cinematografica, ma sono 7 anni ben spiegati. Terminator è stato la scommessa produttiva di un regista che non aveva nulla da perdere, che veniva dal fallimento di “Piraña paura” e che poteva contare solo sulla sua passione per la fantascienza e le capacità tecniche acquisite nel gruppo di lavoro di Roger Corman; dunque non era previsto un sequel, già riuscire a realizzare il film era la sospirata meta.

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Ovviamente dato il clamoroso successo se ne parlò, ma Cameron decise di attendere perché sapeva che da lì a poco gli sviluppi degli effetti speciali avrebbero subito una poderosa accelerazione: già nel creare il primo Terminator si era ipotizzato di farlo di metallo liquido ma l’opzione fu accantonata perché non esistevano gli effetti adeguati, e si dovette ancora ricorrere sia al passo uno che alle ricostruzioni meccaniche in lattice del volto danneggiato del cyborg. Nel frattempo il regista aveva diretto “Aliens, Scontro Finale” (1986) e “The Abyss” (1989), entrambi grossi successi: era ormai un regista assurto nell’olimpo dei grandi e potenzialmente ora poteva fare quello che voleva. Nel frattempo ha anche divorziato dalla produttrice Gale Anne Hurd che da innamorata aveva creduto in lui e rischiato insieme a lui, ma sono rimasti in buoni rapporti, tanto che lei è ancora fra i produttori di questo secondo capitolo; James Cameron ha sposato la regista Kathryn Bigelow, che in quello stesso anno, il 1991, raccoglie il successo di “Point Break” prodotto proprio dal suo marito: si piazza al 26° posto del box office mentre “Terminator 2” si piazza al primo. E qui di seguito una breve carrellata sui successi di quell’anno che sono rimasti impressi nella memoria collettiva: “Il Silenzio degli Innocenti” è al 4° posto, “Balla coi Lupi” al 6°, “La Carica dei 101” al 17°, “Thelma e Louise” al 25°, “Il Padrino, parte III” al 31°.

In apertura il film ripropone le sequenze iniziali del primo film, rivedute e aggiornate. Arnold Schwarzenegger è lo stesso cyborg, il T-800 che, come scopriremo, è stato catturato dai combattenti umani del 2029 e riconvertito alla loro causa, mandato nel passato, che stavolta è il 1995 (quattro anni avanti al tempo reale) a proteggere il giovane John, il futuro capo della resistenza concepito alla fine del primo film da Sarah Connor con il combattente venuto dal futuro Kyle Reese. Il ragazzo è un teppistello decenne dato in affido perché sua madre, che vaneggia di viaggiatori dal futuro, terminator e guerre nucleari, è rinchiusa in un manicomio criminale, ma nei primi anni di vita del ragazzo lo ha addestrato al combattimento e alla sopravvivenza, consapevole di quale sarebbe stato il suo futuro. Lei stessa si è trasformata da imbelle cameriera in un dura combattente e presto lo dimostrerà evadendo dal manicomio. Insieme al T-800 arriva dal futuro il nuovo cattivo, il nuovo modello T-1000 fatto di metallo liquido, che può assumere qualsiasi forma e quindi molto spettacolare e molto molto pericoloso, perché alla potenza militare aggiunge la capacità di inganno e trasformazione.

Il film spinge su spettacolari scene catastrofiche collocandosi di diritto nel genere apocalittico, mantenendo la sua originaria vena ironica che riesce a rimanere in sottotraccia, senza farsi troppo preponderante come ormai accade in tanti film di azione, che se spingono troppo in commedia diventano, a mio avviso, giocattoloni per adolescenti di tutte le età. Ma è anche un film drammatico che indaga i sentimenti dei personaggi, primo fra tutti la tormentata Sarah Connor, portatrice di dolore materno, tragica consapevolezza degli eventi, e fragilità emotiva mista a muscolare determinatezza: un equilibrio di spunti magistralmente elaborati da Cameron insieme al co-sceneggiatore Bill Wisher, e molto ben resi da Linda Hamilton, dalle scene in manicomio alle battaglie, passando per uno spettacolare incubo in cui vede Los Angeles distrutta da un fungo atomico.

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Le due gemelle Hamilton

Sull’attrice c’è da dire che soffre di disturbo bipolare e proprio in quegli anni rese pubblico il suo disagio per sensibilizzare l’opinione pubblica e incrementare la ricerca scientifica; resta anche da dire che ha una gemella identica utilizzata come sua controfigura nei due film che ha interpretato. Nel 1997, in ritardo sui tempi di lavorazione dei film, sposerà James Cameron (che nel frattempo ha divorziato anche da Kathryn Bigelow) e due anni dopo chiederà il divorzio perché lui non si sa tenere i pantaloni abbottonati e sul set di “Titanic” ha avuto una relazione con Suzy Amis, ex modella, oggi anche ex attrice, e al momento ancora moglie del nostro eroe, grande autore cinematografico e intrepido tombeur de femmes.

Risultato immagine per robert patrick t-1000

Per interpretare il sofisticato T-1000, Cameron voleva trovare un attore che creasse un buon contrasto con Schwarzy: “Se la serie 800 era una sorta di Panzer umano, allora la serie 1000 doveva essere una Porsche.” Lo trovò in Robert Patrick, che come lui veniva dalla scuderia di Roger Corman, un attore dallo sguardo azzurro gelido e dal fisico ben tornito ma leggero. L’attore aveva all’attivo solo tre film di serie B prodotti da Corman e questo fu e rimarrà il suo ruolo più celebre in una carriera lunga e proficua di caratterista in cinema e tv; proprio in tv avrà un altro ruolo di rilievo quando sarà protagonista di due stagioni di “X-Files” in sostituzione di David Duchovny che non voleva più partecipare alla serie.

Edward Furlong sul set del film e poi da adulto in un’aula di tribunale

Il giovane John Connor è il debuttante tredicenne Edward Furlong (che nel film ha solo dieci anni) e verrà premiato con il Saturn Award e l’MTV Movie Award. Il ragazzo intraprende subito una brillante carriera con ruoli importanti, scegliendo produzioni indipendenti nelle quali si trova più a suo agio per crescere artisticamente, e crescendo si conferma con una faccia da teppista che caratterizzerà i suoi personaggi futuri; purtroppo farà anche abuso di alcol e droga, e questo gli creerà problemi personali e giudiziari che rallenteranno il resto della sua carriera. Firmerà per riprendere il suo personaggio nel successivo Terminator ma proprio a causa dei suoi problemi di tossicodipendenza la produzione rescisse il contratto.

Con questo secondo Terminator, James Cameron ha messo d’accordo pubblico e critica e porta a casa quattro Oscar nelle categorie tecniche: Miglior Trucco, Miglior Sonoro, Miglior Montaggio Sonoro e Migliori Effetti Speciali; ai Saturn Award ottiene i premi come Miglior Film di Fantascienza, Miglior Regia, Migliore Attrice Protagonista, Miglior Attore Emergente, Migliori Effetti Speciali, e le candidature non andate a segno per Sceneggiatura, Trucco, Robert Patrick come Non Protagonista e Arnold Schwarzenegger come Protagonista; Schwarzy ha però vinto agli MTV Movie Award insieme a Linda Hamilton e Edward Furlong, più il premio Miglior Sequenza d’Azione. In conclusione, sette anni di attesa per un sequel sono stati sette anni di felice gestazione per un film che ha superato di gran lunga il primo, e con il quale dovranno fare i conti tutti i successivi della serie. I’ll be back!

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Terminator – siamo tutti cyborg

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Negli anni ’80 a Hollywood ci davano per spacciati nel giro di 40-50 anni e il futuro post-apocalittico, post-atomico, veniva collocato sul finire degli anni 2020: nel 2027 in “Robocop” e nel 2029 il “Terminator”. Che dire? siamo agli inizi di questo decennio allora prefigurato come apocalittico e già andiamo tutti in giro con delle mascherine, con limitazioni di movimento e coprifuoco a macchia di leopardo, evitando di abbracciare anche gli amici più cari perché chiunque di loro potrebbe essere il nostro inconsapevole assassino: forse non sarà uno spettacolare cataclisma atomico a far finire il mondo come lo conosciamo, ma qualcosa più infinitesimale e silente, assai poco spettacolare, assai più inquietante: a riscrivere la fine del mondo non saranno più i muscolari sceneggiatori americani ma gli anemici esistenzialisti europei, una fine del mondo alla Michelangelo Antonioni o alla François Truffaut.

“Tornio e telaio” di Fortunato Depero, 1949

Sin dall’uscita del film si creò una confusione sui termini: il terminator fu definito cyborg assassino, ma più correttamente esso è un androide, ovvero un robot con sembianze umane ma nulla di umano al suo interno; mentre il cyborg, quello di “Robocop”, è un essere umano con parti non umane. L’idea di un uomo-macchina è stata lanciata all’inizio del Novecento dai teorici del Futurismo in Italia, prima avanguardia culturale europea. Poi, il concetto di cyborg, termine che contrae cybernetic organism, è nato in ambienti medici e bionici negli anni ’60, ipotizzando un essere umano potenziato con protesi meccaniche ed elettroniche per sopravvivere in ambienti alieni, poiché allora la ricerca spaziale era prioritaria, e si teorizzava la colonizzazione di mondi extraterrestri da parte di esseri umani che necessitavano di essere connessi alla tecnologia per sopravvivere in ambienti ostili. L’uso militare non era ancora previsto. Poi, nella realtà odierna, meno visibile, i cyborg sono già fra noi: sono coloro che portano un pace-maker o dei by-pass o delle estensioni metalliche nello scheletro. Detto questo tutti quanti noi siamo dei fyborg, termine meno noto che sta per functional cyborg, ovvero individui potenziati con estensioni non innestate nel corpo: parliamo di semplici orologi da polso ma anche di lenti a contatto e occhiali da sole, auricolari e tutta la tecnologia smart; anche stando alla guida di un’auto o impugnando un’arma siamo dei fyborg.

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James Cameron, i cui due ultimi film “Titanic” (1997) e “Avatar” (2009) fino allo scorso anno erano in testa nella lista dei film con maggiore incasso nella storia del cinema (sono stati scalzati da “Avengers: Endgame” che è balzato al primo posto) era all’epoca un trentenne appassionato di sci-fi con poche prospettive di successo. Aveva interrotto il corso di laurea in fisica per dedicarsi al cinema dopo che era stato folgorato da “Guerre Stellari”. Nel 1978 firma il cortometraggio “Xenogenesis” che già contiene gli elementi che caratterizzeranno il suo cinema: il futuro, la tecnologia, la guerra uomo-macchina. Si fa le ossa lavorando come tecnico di effetti speciali nell’equipe di Roger Corman e poi nel 1981 debutta come regista del sequel di “Piraña” di Joe Dante; il film, “Piraña paura”, come si usava all’epoca per i sequel di film a basso costo, venne girato in Italia per abbattere i costi e fu un disastro su tutti i fronti: ignorato da pubblico e stampa, porta la firma di James Cameron nonostante egli sia stato licenziato a metà lavorazione per l’evidente scarsa esperienza al momento di girare le difficili scene in acqua, e relegato nel ruolo di aiuto-regia dal produttore che completò il film come regista. Deve essergli bruciato molto, visto che poi nel 1989 si prenderà una clamorosa rivincita sull’elemento acqua scrivendo e dirigendo con successo “The Abyss”, prima di cimentarsi con il “Titanic”.

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Alla fine di questa disastrosa avventura, che sicuramente gli ha abbassato le difese immunitarie, finisce in ospedale per un’intossicazione alimentare, e fa un sogno, anzi un incubo: sogna un torso metallico che si trascinava fuori da un’esplosione mentre tiene in mano dei coltelli da cucina. Germina l’idea del terminator. All’epoca frequentava una certa Gale Anne Hurd (che avrebbe sposato alla fine del film), anche lei nello staff di Roger Corman come segretario esecutivo, e alla quale piacque il progetto; così, sognando in grande, i due piccioncini strinsero un accordo: lui le vendette i diritti del suo terminator per un dollaro e lei si impegnò a lanciarsi come produttrice del loro primo film; gli suggerì anche alcune modifiche allo script e d’amore e d’accordo fu accreditata come sceneggiatrice; solo in seguito, ad amore e collaborazione conclusi, lui dichiarò che effettivamente lei non aveva scritto nulla: al capitolo amori e disamori.

Il soggetto si definì come oggi lo conosciamo: dal futuro 2029 con la terra cosparsa di teschi e in cui sopravvivono un manipolo di umani che combattono contro le distruttrici macchine padrone del mondo, arrivano nel presente narrativo, il 1984, il cyborg che deve uccidere Sarah Connor, futura madre del leader della resistenza John Connor che condurrà gli umani alla vittoria, e il combattente Kyle Reese inviato da Connor per proteggere la donna. Al momento di definire il cast, James Cameron voleva, come cyborg, il suo amico Lance Henriksen che aveva diretto in “Piraña paura”, e per convincere i produttori si presentò all’incontro con l’attore già in costume da terminator. La produzione voleva anche una star, per favorire il successo economico, e propose per il ruolo del buono Kyle Reese, il culturista austriaco Arnold Scwarzenegger che aveva sfondato al botteghino con “Conan il Barbaro” e stava girando il sequel “Conan il Distruttore”, ma Cameron non era convinto perché Scwarzy era troppo grosso e il suo amico Lance al confronto sarebbe risultato troppo mingherlino; allora i produttori rilanciarono proponendo come terminator Sylvester Stallone e Mel Gibson, ma entrambi rifiutarono; fu fatto anche il nome del nero O. J. Simpson ma Cameron non riusciva a immaginarlo nel ruolo dell’assassino: sarebbero dovuti passare altri dieci anni perché la realtà superasse la finzione, quando a O. J. Simpson, nonostante la controversa assoluzione giuridica, rimarrà incollata per sempre l’immagine di duplice assassino, della moglie e dell’amante.

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Tuttavia, James Cameron accettò con molte riserve di incontrare Arnold Schwarzenegger per parlare del ruolo del buono, ma il culturista lo sorprese parlandogli di come immaginava l’interpretazione del cattivo e il resto è storia: il caro amico Lance Henriksen dovette farsi da parte e accettare un ruolo secondario, (sarà un androide per la regia di Cameron nel secondo capitolo di “Alien”) e Schwarzy firmò per essere il terminator nonostante i suoi palesi dubbi: sul set del secondo Conan dichiarò a un giornalista “E’ un film di merda che sto facendo, mi prenderà un paio di settimane”. Pensava che interpretare un robot in contemporanea al barbaro Conan sarebbe stato un interessante cambio di passo artistico, e anche qualora fosse stato un flop non avrebbe danneggiato la sua carriera. Al contrario, invece, la consolidò e fece di lui una vera star. All’epoca Scwarzy aveva ancora un forte accento tedesco e questo caratterizzò il suo terminator senza necessità di effetti sonori aggiuntivi: in tutto pronuncia 18 battute e meno di 100 parole; poiché non riusciva a pronunciare la frase I’ll be back cercò di far cambiare la forma contratta in quella completa I will be back spiegando che riteneva che il suo personaggio robotico doveva usare un linguaggio dichiarativo privo di contrazioni colloquiali; Cameron s’impuntò e alla fine l’austriaco pronunciò la frase meglio che poteva, creando inconsapevolmente una frase-icona che poi ripeterà in tanti altri film. Nello sconsiderato doppiaggio italiano I’ll be back diventa un aspetto fuori che non si lega con l’azione, quando il terminator torna sfondando l’ingresso con l’automobile.

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Michael Biehn interpreta l’altro protagonista, il combattente venuto dal futuro a salvare la madre del salvatore. “Terminator” fu il suo primo film di successo e con Cameron girerà anche il secondo “Alien” e “The Abyss”, poi la sua carriera procederà in film secondari o con ruoli secondari. Forse le aspettative create dal suo primo clamoroso successo hanno fuorviato le sue scelte future, perché è rimbalzato fra ruoli inspiegabilmente rifiutati e altri che non è riuscito ad agguantare arrivando sempre secondo. Anche Linda Hamilton, la protagonista femminile, è rimasta in qualche modo bruciata da “Terminator” e non ha più interpretato film o ruoli degni di particolare nota; solo il suo personaggio ha avuto più lunga vita nella serie tv “Terminator: The Sarah Connor Chronicles” interpretata però da Lena Headey. Tornerà in “Terminator 2 – Il Giorno del Giudizio” e nel sesto della serie “Terminator – Destino Oscuro” che è il sequel diretto del secondo ignorando tutti gli altri film che si sono succeduti. Staremo a vedere cosa succede…