Terminator 3, le Macchine Ribelli

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Se fra il primo e il secondo capitolo erano passati sette proficui anni, fra il secondo e il terzo ne sono passati dodici, meno proficui. Mentre il 2° era ancora nelle sale James Cameron disse che se avesse avuto un certo successo ci sarebbero sicuramente state delle pressioni per un altro seguito, ma lui era convinto che Terminator dovesse concludersi lì. Non era dello stesso parere la sua ex moglie, la produttrice Gale Anne Hurd che dichiarò:  “Ho sempre pensato che la storia si prestasse meravigliosamente ad essere un racconto continuo.” E poi, se c’è da fare un sacco di soldi, perché no? Anche Mario Kassar e Andrew Vajna con la loro Carolco Film, co-produttrice del secondo episodio, erano pronti al nuovo impegno, e anche la Tri-Star Pictures che stava distribuendo il 2° sarebbe entrata nella produzione del 3°: erano tutti d’accordo e anche l’autore si convinse a scrivere un terzo Terminator, ma intanto era impegnato a dirigere Schwarzy in “True Lies” (1994) ed era impegnato pure nella preparazione del complicatissimo “Titanic”. Bisognava fare i conti anche col calendario del super impegnato Arnold Schwarzenegger che, se Cameron non sarebbe stato coinvolto, voleva prima approvare sia il copione che il nuovo regista.

Ma le difficoltà non finiscono qui, alla fine del ’95 la Carolco dichiara fallimento, affossata dagli insuccessi dei suoi ultimi film, e vanno in liquidazione tutte le sue attività, compresa l’intera cineteca e i diritti sui sequel di Terminator, che ormai era diventato un appetitoso pacchetto. Le complesse trattative coinvolsero la 20th Century Fox, la francese Canal+ e la stessa Gale Anne Hurd co-proprietaria del diritti. Quando sembrava che la Fox fosse in dirittura d’arrivo lo stesso Cameron si impegnò a scrivere il film e a dirigerlo, ricostituendo il trio originario con Schwarzenegger e Linda Hamilton. Intervennero però intoppi economici: la Fox voleva produrre il film con lo stesso budget del precedente, che si aggirava sui 95 milioni di dollari, ma mettendo nel conto il costo di acquisizione dei diritti dalla Carolco più il cachet di Schwarzy che da solo costava 25 milioni, gli entusiasmi si raffreddarono: non c’erano i numeri per produrre il film. Allora il costoso divo propose al regista di acquistare insieme i diritti ma inspiegabilmente Cameron declinò l’offerta, probabilmente perché fortemente stressato dal Titanic ancora in lavorazione.

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Andrew Vajna e Mario Kassar

Nel 1997 gli ex patron della Carolco, Mario Kassar e Andrew Vajna, furono invitati da James Cameron a una visione privata del montaggio preliminare del suo prossimo capolavoro, e fra una chiacchiera e l’altra i due appresero che i diritti del Terminator erano ancora disponibili. Fu così che la coppia, in gran segreto, andò a negoziare col tribunale fallimentare per riacquisire i diritti della loro ex Carolco e formare una nuova produzione che avrebbe debuttato con “Terminator 3”. L’acquisizione riuscì e questo fece irritare tutti, soprattutto per il metodo silente con cui l’operazione era stata condotta, e i rapporti personali si guastarono. Cameron diede la sua benedizione a Hurd e Schwarzenegger perché partecipassero al progetto senza di lui, benché l’attore non volesse continuare senza di lui, tanto che sulle prime si rifiutò categoricamente di girare il numero 3. L’autore dichiarerà in seguito: “Sentivo solo che come cineasta forse sarei potuto andare oltre. Non ero molto interessato. Mi sembrava di aver già raccontato la storia che volevo raccontare. Suppongo che avrei potuto perseguirla in modo più aggressivo, ma mi sentivo come se stessi lavorando in casa di qualcun altro, in qualche modo, perché avevo venduto i diritti molto prima”. Tuttavia, ritenendo che il personaggio di Terminator fosse tanto di Schwarzenegger quanto suo, Cameron alla fine consigliò all’attore di girare il terzo film senza di lui: “Se riescono a trovare una buona sceneggiatura e ti pagano un sacco di soldi, non pensarci due volte”. La notte in cui i diritti furono messi all’asta, Vajna contattò Cameron e Schwarzenegger per risolvere la questione, e fu sinceramente sorpreso che l’autore fosse arrabbiato per i diritti venduti, e in seguito disse: “Che differenza fa per Jim chi sta finanziando il film, se uno studio o noi? Il suo accordo sarebbe stato lo stesso. Arnold ha cercato per molto tempo di convincerlo a fare il film, e per questo è stato anche molto leale. Cameron ritenne che ‘avessimo rubato il suo bambino’, anche se siamo quelli che lo hanno messo insieme l’ultima volta. Quindi abbiamo pensato che fosse strano e così abbiamo continuato a farlo da soli”. I due acquistarono i restanti diritti dalla Hurd, che comunque restò nell’impresa col ruolo di produttore esecutivo. James Cameron, con la sua Lightstorm Entertainment, con un’azione estrema e tardiva aveva cercato di acquisire tutti i diritti del franchising ma si ritrovò di fronte allo stesso scoglio su cui si era arenata la Fox: fra diritti e paga di Schwarzy il pacchetto sarebbe costato oltre 100 milioni di dollari, troppo considerando che poi bisognava produrre anche il film.

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Kristanna Loken – Termionatrix

I due fondarono la C2 Pictures, che visse pochi anni e dopo “Terninator 3” sfruttarono il marchio producendo la serie tv “Terminator: the Sarah Connor Chronicles”. Incaricarono Tedi Sarafian di scrivere la sceneggiatura di cui rimane il titolo e la figura del terminator femmina, ovvero terminatrix T-X; la proposero a Cameron che si rifiutò di dirigerla: trovava assai sgradevole dover lavorare sulla sceneggiatura di un altro su un personaggio creato da lui. Come dargli torto. Allora furono contattati i registi Ang Lee, David Fincher, Ridley Scott, Roland Emmerich, ma nessuno volle impegnarsi, così alla fine firmò Jonathan Mostow, un regista-sceneggiatore con all’attivo pochi film d’azione e non certo all’altezza di James Cameron. Consapevole del gap artistico superò l’impasse facendo la voce grossa: “Ecco il film che farò, ecco come lo farò. Se non volete farlo a modo mio, dovreste trovare un altro regista.” Il piglio autoritario e la determinazione piacquero ai produttori, che peraltro avevano contattato qualsiasi regista di vaglia ed erano arrivati a lui come ultima scelta. Il nuovo regista non era contento della sceneggiatura e pretese di far scritturare due suoi compagni di college, John Brancato e Michael Ferris, che riscrissero il plot mantenendo il titolo e la terminatrix, e aggiungendo scene d’azione in stile road movie, più in sintonia con la visione adrenalinica di Mostow.

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Chyna

Il film è tutto questo: grandi inseguimenti su strada, esplosioni, molta azione, poca riflessione. Lo spettacolo c’è ma manca totalmente il tocco del maestro originario, e il terzo Terminator-Terminatrix diventa un film di genere. Non c’è più Sarah Connor che è morta di leucemia e funziona a meraviglia la TX, terminatrix di ultima generazione, che da un lato rinnova il look e il genere del cyborg e dall’altro potenzia la sua dotazione bellica. Kristanna Loken è stata scelta fra diecimila concorrenti e ha dovuto superare anche i dubbi di Schwarzy che per quel ruolo avrebbe voluto la wrestler Chyna, che in seguito si darà al porno. Il film rispetta anche lo spazio temporale che è intercorso dal 2°, quindi John Logan è nel film un ventenne: Edward Furlong, che era perfettamente in età, aveva firmato per riprendere il personaggio, ma poi la produzione ha rescisso il contratto a causa dei suoi seri problemi di dipendenza da alcol e droghe. Jake Gillenhaal era stato preso in considerazione ma alla fine il ruolo andò all’ex attore bambino Nick Stahl. Si aggiunge il personaggio della sua amica-poi-fidanzata interpretato da Claire Danes, che ha già all’attivo una gran bella lista di film importanti e diverse candidature a vari premi, e che anche per questo non resterà schiacciata dall’esperienza Terminator. Perché Terminator non perdona.

Mentre James Cameron è stato fatto fuori dalla serie che ha creato, Arnold Schwarzenegger è diventato governatore della California, e tutti si chiedono: tornerà a fare l’attore? ci sarà un altro Terminator?

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