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Grand Budapest Hotel

Gran divertimento per gli occhi, per la mente e per gli appassionati dello star system – ma non per tutti, trattandosi di un film con uno stile assai particolare: ispirato alle opere di Stefan Zweig ha un linguaggio volutamente assai letterario quasi al limite della parodia, così come lo stile dei personaggi e la recitazione da vaudeville degli attori, ed è davvero una goduria vedere star da premio Oscar e caratteristi di lusso recitare in questa girandola che non perde mai un colpo. Del resto è sempre questo lo stile del regista Wes Anderson, il grottesco, e anche se non tutti i suoi film sono ben riusciti (sì a “I Tenenbaum” no ai successivi “Le avventure acquatiche di Steve Zissou” e “Il treno per Darjeeling”) vale sempre la pena pagare il biglietto per vedere qualcosa di decisamente diverso nel panorama cinematografico statunitense. Cast ricchissimo di star anche in ruoli di una sola battuta o poco più che, si vede, si sono tutti divertiti assai a indossare costumi e acconciature di personaggi bislacchi che però sono la sferzante critica di Zweig al suo mondo: la mitteleuropa che si sta preparando alle assurde guerre mondiali del razzismo e del fratricidio. Eccellente la sceneggiatura che procede per scatole cinesi: lo scrittore interpretato da Tom Wilkinson comincia a raccontarci la storia del Grand Budapest Hotel con lui da giovane, che è Jude Law, che raccoglie quella storia dal vecchio proprietario F. Murray Abraham, che comincia a sua volta a raccontare di quando era un giovane fattorino dell’albergo, che è Tony Revolori che sarà il vero protagonista accanto al suo mentore, l’azzimato direttore dell’albergo Ralph Fiennes col quale viene coinvolto nelle rocambolesche avventure che sono la struttura del film e il tessuto nel quale incontrare i più incredibili personaggi interpretati in ordine sparso da: Saoirse Ronan come fornarina e fidanzatina del giovane protagonista, Adrien Brody nel ruolo del riccone cattivo, Willem Dafoe come suo spietato killer, Jeff Goldblum occhialuto notaio, Harvey Keitel ergastolano, Bill Murray Jason Schwartzman Owen Wilson e Bob Balaban come vari portieri d’albergo, Edward Norton capitano della polizia imperiale, Tilda Swinton mirabilmente truccata da ottantenne, il francese Mathieu Almaric come fuggitivo tenutario di segreti e l’italiana Giselda Volodi come la sua sorella zitella dal piede equino vittima accidentale. Al di là della ricca carrellata di volti più o meno noti il divertimento sta nell’ironia sottile della sceneggiatura e degli scritti a cui si ispira, e alla prova di sensibilità artistica cui il film ci sottopone con il suo essere un prodotto hollywoodiano assolutamente atipico.