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Latin Lover – che è l’amore per il cinema italiano

In un casale della Puglia (regione encomiasticamente molto attiva politicamente ed economicamente sulla promozione del territorio) si riuniscono un gruppo eterogeneo di donne, italiane e straniere, e mi torna in mente il casale in Toscana di “Speriamo che sia femmina” di Mario Monicelli del 1986 con Liv Ullman, Catherine Deneuve, Giuliana De Sio, Stefania Sandrelli, Athina Cenci… ma le similitudini finiscono qua e rimarcare le differenze è anche un modo per parlare dell’uno e ricordare l’altro, che all’epoca fece il pieno di premi: era un film drammatico che metabolizzava l’ondata del recente passato femminismo e ne raccontava il riflusso nel mondo borghese di un gruppo di donne antropologicamente e idealmente contrapposto al mondo maschile che al loro confronto veniva ora dipinto come malato, perdente e inaffidabile; nel cast c’erano poi attrici straniere perché all’epoca si usava così e per assecondare le coproduzioni internazionali molti stranieri recitavano in ruoli italiani diligentemente doppiati dai nostri professionisti.

Oggi, nel film di Cristina Comencini, che è una bella commedia tragicomica e riprende le fila di quel genere di film denominato “commedia all’italiana” che suo padre Luigi inaugurò firmando “Pane, Amore e Fantasia” negli anni ’50, le attrici sono straniere perché finalmente lo richiede il copione che racconta, nel decennale della morte del divo del cinema Saverio Crispo cui presta il suo volto antico e mobile Francesco Scianna, la riunione di famiglia molto allargata che vede la prima moglie italiana, Virna Lisi al suo ultimo film, con la primogenita Angela Finocchiaro, la seconda moglie spagnola, Marisa Paredes, con la terzogenita Candela Peña, dato che la secondogenita è Valeria Bruni Tedeschi figlia di un’amante francese invisa a entrambe le mogli ufficiali, e l’ultima è la svedese Pihla Vitala figlia del periodo “bergmaniano” del grande attore italiano che, idealmente ed affettuosamente ricalcato sulle figure di Gian Maria Volontè, Marcello Mastroianni e Vittorio Gassman, nella sua carriera ha percorso tutti i generi cinematografici, da quello politico agli spagnetti western, dalla commedia all’italiana, appunto, al cinema esistenzialista, che come spettatori ripercorriamo in un collage memoire molto divertente e divertito alla serata commemorativa del divo scomparso in cui Saverio Crispo/Francesco Scianna veste i panni del Brancaleone di Monicelli e dei protagonisti de “Il sorpasso” di Dino Risi e di “Matrimonio all’Italiana” di Vittorio De Sica, così che la serata immaginaria diventa un immaginifico omaggio al cinema italiano e ai suoi autori: Pietro Germi, Michelangelo Antonioni, Sergio Leone, Federico Fellini, Elio Petri…

Il merito di “Latin Lover” è di essere un film ben scritto da chi conosce quel mondo dal di dentro, Cristina figlia di Luigi Comencini e Giulia Calenda madre della prima e moglie del secondo, e di essere appunto un omaggio al cinema italiano del periodo d’oro degli anni Sessanta e Settanta. Poi, come film “di riunione di famiglia” non sfugge ai canoni classici delle rivelazioni di antichi segreti e delle frecciate incrociate che scaturiscono da vecchi rancori e incomprensioni: nulla di nuovo sul grande schermo ma il pregio è quello non di voler essere originali quanto invece affettuosi, e in questo senso il film è un vero atto d’amore oltre che per il nostro cinema anche per le attrici che vi prendono parte, tutte servite molto bene e tutte a loro agio e assai divertite e divertenti. E se gli uomini sono di contorno non è più perché il femminismo c’è stato l’altro ieri ma perché le donne, che continuano naturalmente ad inter-dipendere dagli uomini, adesso possono essere vere protagoniste perché i film se li scrivono e se li dirigono.

Ma le figlie non sono finite: nel finale canterino in omaggio alla commedia musicale c’è anche l’americana Nadeah Miranda riconosciuta con l’esame del DNA e quella di cui non si dice nulla ma che porta lo stesso nome del divo: Saveria, la figlia della serva, interpretata da Cecilia Zingaro. Gli attori sono: Jordi Mollà, il marito fedifrago della figlia spagnola, Luis Homar, controfigura e discusso amico del latin lover, Claudio Gioè come giornalista in cerca di segreti da svelare, Neri Marcorè come trentennale amore pseudo-segreto della primogenita e Toni Bertorelli amico critico cinematografico e narratore ufficiale del divo che, rimasto senza parole, è costretto a cedere il microfono a un narratore non autorizzato che fino all’ultimo tiene sulle spine le donne del divo…

Per chi ha amato il cinema italiano della seconda metà del Novecento, per chi ama i film sulle riunioni di famiglia dove se ne dicono e se ne fanno di ogni, e per chi ama il cinema al femminile dove non ci sono più le dive alla Bette Davis o alla Sofia Loren ma amabili e nevrotiche vicine di casa, ancorché irraggiungibili perché altrettanto divine. Per me, senz’altro.