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Il Caso Spotlight, riflettori sui preti pedofili

Spotlight, ovvero riflettore. Al quotidiano The Boston Globe c’era e forse ancora c’è il Team Spotlight, ovvero un gruppetto di giornalisti investigatori che concentravano le loro energie su casi scottanti come ad esempio la corruzione nella polizia; per potere transitivo il caso su cui indagavano veniva definito un Caso Spotlight. Titolo abbastanza generico e poco accattivante per uno di quei solidi film di indagine giornalistica il cui capostipite è “Tutti gli uomini del presidente” del 1976, diretto da Alan J. Pakula con Robert Redford e Dustin Hoffman e che narrava il Caso Watergate che chiuse la carriera presidenziale di Richard Nixon.

Uno di quei solidi film, appunto, con un cast eccellente ma senza primedonne, che si è portato a casa l’Oscar come Miglior Film: onestamente non è un film da Oscar e il premio è sicuramente emotivo dato che il Caso Spotlight è un Caso di Preti Pedofili che il Boston Globe scoperchiò come un Vaso di Pandora nell’ormai lontano 2001 e per il quale vinse il Pulitzer nel 2003: gran bel film, anche necessario per quanto assai tardivo, ma non grandissimo film. Oggi la storia la conosciamo più o meno tutti e la forza di quell’indagine giornalistica fu quella di non volersi fermare ai singoli nomi dell’iniziale decina di preti infami ma allargare l’inchiesta fino a coinvolgere le alte sfere e il sistema Chiesa Cattolica nell’insieme:  l’arcivescovo Bernard Francis Law che assai colpevolmente coprì le decine di preti pedofili semplicemente spostandoli da una diocesi a un’altra permettendo così a questi predatori seriali di allargare il loro terreno di caccia. Alla fine per “punizione” l’arcivescovo di Boston fu “esiliato” nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma.

Cast eccellente e compatto, diretto da Tom McCarthy, corale e senza protagonisti assoluti, guidato da Michael Keaton e Mark Ruffalo e composto da: Rachel McAdams, Liev Schreiber, Stanley Tucci, John Slattery, Brian D’Arcy James, Billy Crudup, Jamey Sheridan, Paul Guilfoyle, Neal Huff. Film che indigna per i dettagli che svela di questa grande infamia e che magari ci sono sfuggiti perché ormai non leggiamo più gli articoli dei giornali ma solo i titoli ricopiati sui social network.