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La forma dell’acqua, o la bella (muta) e la bestia (acquatica)

Nell’omonimo racconto di Camilleri la forma dell’acqua è quella del recipiente che la contiene e che nella sua storia diventa metafora di contenenti e contenuti, mentre qui è solo una suggestione poetica per una favola molto bella. Bella per chi ama le favole.

L’autore, Guillermo Del Toro, si è imposto all’attenzione internazionale con l’altro bellissimo “Il Labirinto del Fauno” – da recuperare per chi lo avesse perso – e la sua filmografia è tutta fatta di fantasy e horror e proviene direttamente dalla sua infanzia, quando fu ammaliato dal film “Il Mostro della Laguna Nera” di cui questo film avrebbe dovuto essere un rifacimento ma che poi è diventato un soggetto originale conservando la figura centrale della creatura acquatica che nel suo immaginario si fa da mostro a principe azzurro, ribaltando l’immaginario collettivo anche in linea coi tempi revisionisti e politically correct. Ma nulla di tutte queste mie considerazioni appesantisce il film che, anzi, contrariamente agli altri suoi lavori tutti in noir, ha lo stato di grazia della leggerezza e riesce a fondere perfettamente il dramma alla commedia nella linea precaria del surreale che ci introduce in un bel sogno, il sogno della protagonista muta che conduce una vita solitaria fra un lavoro poco gratificante, un vecchio amico vicino di casa omosessuale e l’autoerotismo nella vasca da bagno: se in questo film vogliamo necessariamente trovare “la forma dell’acqua” questa è senz’altro quella della sua vasca da bagno, dove accoglierà la creatura in fuga dal laboratorio pseudo-scientifico di pseudo-ricerca, e dove con lui troverà finalmente l’amore.

Doug_Jones_2015

“Il Labirinto del Fauno” fa coppia con questo film per l’attore che sotto il pesante trucco interpreta la creatura, qua come là, Doug Jones, attore e mimo specializzato in ruoli fantasy. Per Guillermo Del Toro si è travestito anche in “Crimson Peak” e il secondo capitolo di Hellboy “The Golden Army” ed è stato anche Silver Surfer in “I Fantastici 4 e Silver Surfer”. Ma, ancora, il film col Fauno e questo con l’Uomo Anfibio sono legati anche dalla tematica che li ispira: la contrapposizione al potere costituito, lì il franchismo spagnolo e qui le sperimentazioni governative in un pesante clima di guerra fredda; e la collocazione temporale, lì gli anni ’40 e qui i primi anni ’60, comunque epoche ormai lontane in cui è più agevole collocare l’immaginario di una favola moderna di cui noi possiamo sentirci figli o nipoti.

Riguardo all’autore c’è da aggiungere che, affascinato dal fantasy, per dieci anni ha studiato make up, e da qui la dettagliata bellezza delle maschere dei suoi personaggi che oggi gli hanno fruttato prima il Leone d’Oro come miglior film alla Mostra di Venezia e poi gli Oscar come Miglior Film, Miglior Regista, Miglior Scenografia e Miglior Colonna Sonora ad Alexandre Desplat al suo secondo Oscar dopo “Gran Budapest Hotel”.

Poiché al momento del bacio inter-razziale fra i due protagonisti c’è stato un brusio in sala bisogna ricordare che, da questo punto di vista, il film è figlio anche del classico “La Bella e la Bestia” visto e rivisto in tante salse, e se lì non c’è raccapriccio e qui sì ciò probabilmente dipende dalla “credibilità” della storia di Del Toro. Ma ci sono almeno altri due capostipiti a cui risalire: “La Bestia” di Walerian Borowczyk, del 1975, e “Possession” di Andrzej Żuławski, e senza aggiungere altro non posso non notare che i due registi sono polacchi.

Incantevoli tutti i personaggi, sia i buoni che i cattivi. La londinese Sally Hawkins è la dimessa protagonista, già candidata all’Oscar per “Blue Jasmine” di Woody Allen e superpremiata in Europa per “La Felicità Porta Fortuna” di Mike Leigh. Michael Shannon, due candidature Oscar, è il militare supercattivo che vuole vivisezionare la Creatura; Michael Stuhlbarg è il russo doppiogiochista che con Michael Shannon ha già ricevuto lo Screen Actors Guild Award per il Miglior Cast nella Serie TV Drammatica “Boardwalk Empire”; il veterano Richard Jenkins è l’anziano amico vicino di casa, candidato come Non Protagonista; Octavia Spencer è la necessaria amica, candidata Non Protagonista.

Fra premi avuti e altri mancati questo film non può mancare del premio al botteghino.