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Il sorpasso – incidente ferragostano in cronaca

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1962. In una Roma deserta per il ferragosto, un tizio in spiderino con fiancata appena uscita dal carrozziere senza verniciatura, che subito ci dice del suo stile di guida, cerca sigarette e soprattutto un telefono pubblico per chiamare gli amici con cui doveva partire in vacanza alle 11: Ma come sono le 12 e so’ già partiti? non è un campione di puntualità. Come apprenderemo si chiama Bruno Cortona, tipico romano de Roma che nel piccolo del suo particolare è il simbolo dell’italiano medio, dell’epoca, e purtroppo tocca pure dire, di sempre: sbruffone, arrogante, pressapochista, seduttivo, opportunista. Lo interpreta il 40enne Vittorio Gassman, già prim’attore teatrale di cui basta ricordare “Otello” del 1956, anche regia, in cui ogni sera si alternava col collega Salvo Randone nei ruoli del Moro e di Iago.

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Paolo Ferrari e Vittorio Gassman

Anche nel cinema era stato molto attivo e dopo il clamoroso successo di “Riso amaro”, 1949, si ritaglierà anche una carriera hollywoodiana con ruoli di aitante affascinante vilain; ha all’attivo pure “I soliti ignoti” col sequel “L’audace colpo dei soliti ignoti”, 1958-59, e con “La grande guerra”, sempre del ’59, conferma le doti comiche del suo indubbio istrionismo. Sempre del ’59, anno per lui evidentemente magico, è il successo tv “Il mattatore” che sarà anche film nel ’60: una serie di sketch in cui Gassman istrioneggiava con il supporto di altri talenti dell’epoca, il più noto dei quali è Paolo Ferrari.

Inizialmente, col titolo “Il giretto”, il film era stato pensato per Alberto Sordi che era sotto contratto in esclusiva con Dino De Laurentiis, ma la sceneggiatura passò di mano e andò a Mario Cecchi Gori che aveva sotto contratto Vittorio Gassman e con la guida del regista co-sceneggiatore Dino Risi il progetto prese corpo; andava però girato in 60 giorni altrimenti Gassman sarebbe costato un’addizionale, secondo contratto. La sceneggiatura non era definitiva e neanche il cast era completo: mancava addirittura il coprotagonista ma Risi cominciò a girare proprio a ferragosto, filmando la reale città deserta, e mettendo accanto al Mattatore una controfigura. Nella prima inquadratura alla finestra, il nuovo compagno d’avventura è in penombra e quando dopo scorrazzano per la città, l’auto è filmata in campo lungo, con la controfigura che col braccio si copre il viso.

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Brigitte Bardot in costume di scena con Jean-Louis Trintignant preso per mano dal regista Roger Vadim sul set di “E Dio creò la donna”

Come ha poi raccontato Dino Risi in un’intervista: “Cominciai il film senza sapere chi sarebbe stato il compagno di Bruno Cortona: sapevo solo che doveva essere di piccola statura, biondo e, naturalmente, giovane.” Quindi fu scelta una controfigura con queste caratteristiche. Poi, per accordi produttivi e di distribuzione fe fatto venire da Parigi l’attore francese Jean-Louis Trintignant: “Per me sconosciuto. Lo vidi e dissi subito: è lui. Gentile, timido, educato, era il perfetto antagonista di Gassman.” Grave lacuna questa del regista poiché Trintignant era già un giovane divo in patria, giunto al successo nel 1956 con “Piace a troppi” meglio noto come “E Dio creò la donna”, diretto da Roger Vadim, con protagonista femminile Brigitte Bardot, moglie del regista, che durante la lavorazione del film fu colta da amour fou per il collega Trintignant, che a sua volta era sposato con Stéphane Audran, creando sul set un clamoroso triangolo amoroso da prima pagina: i due matrimoni non ressero l’impasse ma anche la relazione fra i due fedifraghi bruciò rapidamente. Evidentemente Dino Risi non aveva visto il film né letto i giornali scandalistici…

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Gassman con Dino Risi sul set del film “Il Mattatore”

Risi è già un regista di successo dalla metà degli anni ’50 ma è negli anni ’60 che il suo talento verrà consacrato, maestro della commedia all’italiana insieme a Mario Monicelli e Luigi Comencini. Lui personalmente verrà paragonato dai critici a Billy Wilder. Aveva già diretto Gassman in “Il Mattatore” e sapeva di dover lasciare all’attore lo spazio per l’improvvisazione, ma tutto doveva rientrare nel percorso stabilito di una rigida sceneggiatura che alternava i momenti su strada ai vari siparietti: alla commedia contrappone l’indagine sociale con sequenze ancora debitrici di quel neorealismo che lui stesso aveva sperimentato a inizio carriera: “Il sorpasso” è un’indagine sociale, anche spietata benché condotta con mano leggera, sugli italiani del boom economico, qui alle prese con la vacanza effimera del ferragosto, trasversale, che va da chi viaggia in pullman o su macchinette stracariche di gente e masserizie, ai benestanti in trasferta nelle seconde case a Castiglioncello. Non è un caso se il film parte dal quartiere romano della Balduina, Roma nord, regno dei palazzinari dell’epoca subito abitato da attori e cantanti per la qualità che offriva, oltre che da professionisti cum laurea e ricchi commercianti. E dalla Balduina Bruno Cortona si immette sull’Aurelia, la consolare che conduce verso l’alto Lazio, alle località di villeggiatura come Civitavecchia, Fregene, Santa Marinella, Capalbio: una via, l’Aurelia, che diventa percorso e simbolo dei viaggiatori vacanzieri e spensierati. Così come la vettura, non a caso anch’essa Aurelia, Lancia Aurelia B24 potenziata, spider scoppiettante largamente in uso fra i bon vivant di quei primi anni ’60 ma i cui ultimi modelli erano usciti di fabbrica nel 1958. Non va dimenticato il pacchiano clacson tritonale che molti italiani, apprezzando, fecero installare sulle proprie vetture.

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Sono simbolici anche i due personaggi: se Bruno Cortona rappresenta il peggio, l’italiano rumoroso, affarista e anche un po’ meschino, lo studente di legge Roberto Mariani racconta l’altra Italia, quella silenziosa e produttrice che però soccombe al fascino dell’arrogante e si lascia traviare dalla retta via. Novità assoluta l’uso – che oggi ci sembra vecchio – della soggettiva narrativa di Roberto: un’invenzione del Dino Risi laureato in medicina e specializzato in psichiatria secondo i voleri della famiglia. Per la prima volta lo spettatore ascolta il pensiero del personaggio, viene portato al cinema l’io narrante di tanta narrativa, che però qui si limita a momenti circoscritti per descrivere un disagio e un’opposizione che nei fatti vengono sempre disattesi. La voce di Roberto Mariani è quella di Paolo Ferrari. Altra novità che il film introduce nel filone della commedia è quella che gli americani chiameranno buddy-buddy, amiconi e compagnoni, qui impegnati in un duello psicologico di sottile sopraffazione e di un’opposizione indebolita dalla piacevolezza della via narrata in discesa, ma che nasconde curve pericolose. Ulteriore novità è il racconto su strada, e anche gli americani faranno presto a dare una definizione vincente: road movie. “Il sorpasso” è l’antesignano dei road movie, ma questo termine arriva dopo che il film è diventato un cult negli Stati Uniti, e Dennis Hopper vi si ispira per il suo “Easy Rider” del 1969, primo road movie della storia del cinema – quella raccontata dagli americani. Negli USA il film era stato presentato col titolo di “Easy Life”, ben cogliendo l’essenza del film, mentre i francesi l’hanno intitolato “Le Fanfaron”, ponendo l’accento sul carattere del personaggio, italiano, e dunque da deridere. Fu un tale successo internazionale che ancora oggi in Argentina la parola “sorpasso” viene da alcuni usata come “spaccone”. Il film introduce un’ulteriore novità: canzoni tra le più in voga come accompagnamento sonoro, caratterizzazione del personaggio e dei contesti, pratica oggi diffusissima che prende il nome di compilation.

Benché coprotagonista assoluto il nome di Jean-Louis Trintignant nei titoli e in cartellone viene terzo, dopo quello di Catherine Spaak, una giovanissima francese di origine belga, nota in Italia più di Trintignant, il quale, dopo il successo di “E Dio creò la donna” dovette mettere in pausa la carriera per il servizio militare svolto ad Algeri. La 17enne Spaak è figlia di un amico del regista Alberto Lattuada che a 15 anni l’aveva fatta debuttare nel discusso e censurato “Dolci inganni”, una storia morbosa sulla falsariga del romanzo “Lolita” di Nabokov giunto al successo in quegli anni; a Catherine Spaak rimase appiccicato il cliché dell’adolescente spregiudicata, che anche qui interpreta come figlia di Bruno Cortona che si accompagna al maturo Bibì interpretato da Claudio Gora; la moglie separata di Bruno è interpretata da Luciana Angiolillo, attrice che aveva debuttato da protagonista ma che dal Sorpasso in poi non riesce a uscire dalla spirale dei secondi ruoli e preferirà abbandonare il cinema. Nell’affollata sequenza di Castiglioncello ci sono le famiglie: Gassman aveva chiesto a Risi di girare lì perché vi soggiornava l’ex moglie Nora Ricci con la figlia Paola, di modo che durante le pause potesse stare in famiglia. La 17enne Paola, coetanea della Spaak, debuttò come figurante, così come i due figli di Claudio Gora, Andrea e Carlo Giordana; ci sono anche un giovanissimo Giancarlo Magalli come ragazzo sul muretto e Vittorio figlio del produttore Cecchi Gori. Una delle due turiste tedesche è la danese Annette Strøyberg, bionda pseudo-Bardot già moglie di Roger Vadim appena sei mesi dopo il divorzio dalla Bardot originale; che nel periodo delle riprese è già l’amante di Gassman, relazione che darà a Vadim il fastidio di un altro divorzio; relazione però di breve durata, come le successive, dato che la danese finirà puntualmente nei letti dei colleghi: Alain Delon, Warren Beatty, Omar Sharif…

“Il sorpasso” è il primo film commedia con un finale tragico, finale che pare sia stato lasciato alla sorte: il produttore Cecchi Gori avrebbe voluto un lieto fine coi due che sfrecciavano felici verso il futuro, e dopo lunghe discussioni si affidarono alla meteorologia: se ci fosse stato bel tempo Dino Risi avrebbe girato il suo finale tragico, e per fortuna così fu – considerando però che un regista accorto è sempre informato sulle condizioni meteo possiamo affermare che Risi ha barato. E in chiusura uno scherzo: sul cruscotto dell’Aurelia c’è uno di quei magneti, come usavano, con scritte benaugurali in cui mettere la foto di una persona cara, su cui è scritto “Ti aspetto a casa” e c’è la foto di Brigitte Bardot: fanfaronata di Bruno Cortona e sberleffo a Jean-Louis Trintignant.

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