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“300 l’alba di un impero” – ma la vera battaglia è fra estrogeni e testosterone

Capitolo secondo del “300” sulla battaglia delle Termopili dove gli eroici Greci furono sconfitti dai Persiani di Serse. “300” fu a suo tempo un meritato successo per avere inaugurato un nuovo linguaggio cinematografico dal punto di vista visivo, avvicinando l’immagine filmica alla graphic novel, con i fotogrammi trattati in modo da diventare assai simili al tratto disegnato. Ma non era solo vuoto effetto visivo, c’era il ritmo, la storia abbastanza fedele alla Storia, e un glamour visivo che disegnava gli eroi Greci con corpi seminudi scolpiti e i Persiani come diavoli nerovestiti guidati da un cattivissimo Serse la cui invenzione visiva, trucco e costume, rimane per me una delle cose in assoluto migliore del film: una sorta di macho-trans fashion-sadomaso tutto muscoli e catene dorate.

Il merito di questo secondo capitolo è quello di non essere un semplice sequel, o un prequel, ma una side-novel, un racconto in parallelo dei fatti che precedettero la battaglia delle Termopili e di quello che accadde subito dopo. Lo scenario cambia e dalla battaglia di terra fra le gole delle Termopili qui abbiamo grandiose scene di battaglie navali tutte costruite al computer ma assolutamente spettacolari: sono i cartoni animati per noi adulti.

Immediatamente salta subito agli occhi che visivamente questo film è più morbido del primo, meno graphic, e poi la sceneggiatura che si prende molte – forse necessarie? – libertà rispetto alla Storia: una produzione di questo tipo costa parecchio e non può deludere il botteghino. Il primo film fu stupidamente accusato di fascismo – mentre al contrario era il fascismo a ispirarsi a un certo tipo di eroi del passato – e fu anche accusato di machismo perché praticamente non c’era una figura femminile in tutto il film: ma era la storia di una battaglia fra Spartani e Persiani nel 480 avanti Cristo e necessariamente non potevano esserci donne nella storia, se non brevemente nei talami nuziali… Preso atto di queste critiche, che per me rimangono pretestuose, si è confezionato questo secondo film immettendo una massiccia dose di estrogeni in una storia altrimenti tutta testosterone, e inventando di sana pianta un personaggio assolutamente improbabile come Artemisia: per il nome si sono probabilmente ispirati al promontorio Artemisio presso il quale si svolse la battaglia di Salamina; un’Artemisia addirittura comandante di tutta la flotta navale di Serse, in un’epoca e in una regione geografica dove la donna non aveva nessun valore sociale né ruolo pubblico, e ricordo che la Siria di allora è l’Iran di oggi e non è che le cose siano cambiate molto…

Dunque come spettatore devo mettere a disposizione del film la mia credulità di bambino se voglio godere lo spettacolo: lo facciamo più spesso di quanto pensiamo… Altra favola che ci viene qui raccontata è come l’insignificante figlio di re Dario diviene il terribile Serse che abbiamo già conosciuto nel primo film: attraverso un bagno mistico in un lago magico, in cui si immerge brutto anatroccolo e rinasce dorata icona tutta catene e piercing con le sopracciglia disegnate ad ali di gabbiano come troppi giovanotti che seguono il terribile trend. Ok, stavolta dunque c’è dichiaratamente un po’ di favola. Altro importante personaggio femminile è Gorgo, la moglie del re spartano Leonida, l’eroe delle Termopili. Immagino che qui i produttori si siano trovati con l’impossibilità di scritturare per un cameo il Leonida del primo “300”, Gerard Butler, che nel frattempo è diventato una star e costa sicuramente troppo. Così hanno fatto quello che si fa in questi casi, ci si inventa un altro personaggio come sostituto altrettanto credibile e più a buon mercato, così sarà Gorgo ad accogliere Temistocle recatosi a Sparta per chiedere l’aiuto di Leonida, e nel finale la regina in cerca di vendetta si unisce eroicamente nella battaglia di Salamina: a tutti quelli e quelle che hanno criticato l’eccessivo machismo di “300” ora chiedo: quanto c’è di femminile in queste donne forzosamente forti, troppo moderne, ancorché affascinanti, ma alla fin fine mascolinizzate?

Il Leonida originale di Gerard Butler lo vediamo passare brevemente sullo schermo in una sequenza “di repertorio” con accanto Michael Fassbender che nel frattempo è diventato anche lui una star, a dirci quanto successo abbiano avuto gli interpreti del primo film. Che è quello che sicuramente si augurano quelli di quest’altro: Temistocle è l’australiano Sullivan Stapleton, già eroe televisivo nell’inglese “Strike Back” serie action-fanta-thriller dove il nostro è l’affasciante canaglia che si porta a letto tutte le donne che gli capitano e tiro, e qui non si discosta molto dal personaggio tv dato che anche qui gli trovano il modo di farlo esibire in un divertente e violento amplesso con la cattivissima Artemisia interpretato da una Eva Green che sembra spiazzata e forse non all’altezza di questo personaggio così sopra le righe per cattiveria e sensualità, talmente eccessivo da risultare al limite del comico. Serse è sempre il brasiliano Rodrigo Santoro che pur interpretando un personaggio grottesco e surreale non mette mai in difficolta la mia credulità infantile. Lena Headley è la regina Gorgo e anche lei viene dalla televisione di lusso e successo dove è la perfida e incestuosa regina del “Trono di Spade”, a confermare l’andamento secondo cui star cinematografiche passano alla tv da cui provengono nuove star cinematografiche…

Un solo dubbio: possibile che con tutto quel po’ po’ di effetti speciali a disposizione si siano dimenticati di uniformare gli scuri occhi dell’Artemisia adolescente agli occhi chiari di quella adulta?