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NEOREALISMO ITALIANO 2.0: “Le cose belle” e “Le meraviglie”

Due film con titoli simili ma assai differenti benché accomunati da diversi punti di contatto: lo sguardo sugli adolescenti, la lingua parlata che necessita di sottotitoli e lo stile da neorealismo, appunto, anche se questa è una mia classificazione arbitraria dato che il neorealismo è stato una corrente nata da necessità storiche politiche e culturali in cui si riconobbero diversi cineasti e artisti mentre oggi è la singola e spuria espressione di autori diversi e differenti che esprimono il loro personale stile.

Devo confessare che ho fatto il biglietto per “Le cose belle” di Agostino Ferrente e Giovanni Piperno credendo di andare a vedere l’altro film, “Le meraviglie”, e se non fosse stato per questa confusione mi sarei perso un gran bel film di cui non avevo assolutamente sentito parlare: nello specifico si tratta di un documentario che comincia con le immagini sgranate di un super8 che nella Napoli del 1999 segue quattro ragazzi, i dodicenni Fabio ed Enzo e le quattordicenni Silvana e Adele. I quattro adolescenti parlano e si raccontano a ruota libera coinvolgendo nel film anche le loro famiglie, sogni e speranze, disillusioni e dolori. Le due ragazze vogliono fare le modelle, Enzo canta i classici napoletani nei ristoranti accompagnato dal padre con la chitarra e Fabio è il più chiacchierone. Li rivediamo oggi, tredici anni dopo, in immagini tecnicamente più adeguate, e a parte il loro aspetto fisico nulla è cambiato, come se il tempo fosse solo un’illusione: le stesse canzoni neomelodiche cantate a memoria, gli stessi ambienti degradati, le stesse famiglie agitate da disagi e arresti domiciliari e le disillusioni che si sono fatte certezza. Silvana, che da ragazzina giocava a ballare intorno a un palo adesso fa davvero la lap-dance e Adele che era ancora una bambina adesso è una giovane madre che fa le pulizie. Enzo non canta più e fa l’agente telefonico porta a porta mentre Fabio non ha un lavoro pur indossando sneakers firmate e tatuaggi per un migliaio di euro. A tredici anni di distanza nulla è davvero cambiato e il film ci lascia l’amarissima impressione che i quattro protagonisti sono come topolini che da sempre corrono dentro la stessa ruota… ma la sensazione ancora più triste è che, fatte le necessarie differenze, noi non siamo molto diversi da loro perché inevitabilmente il film ci fa ripensare ai nostri sogni di ragazzi e poi li misuriamo con la realtà in cui viviamo oggi. Quali sono le cose belle, chiede l’intervistatore alla Silvana quattordicenne, che pensandoci sgrana gli occhi sulla sua tristezza e non sa rispondere, guardando anche per noi il vuoto che ha intorno. Ed Enzo, messo davanti a un microfono in una sala d’incisione, finalmente canta e modula con la sua voce calda e profonda di adulto una canzone che, anch’essa come il film e come la sua vita, è senza tempo.

Con Enzo Della Volpe, Fabio Rippa, Adele Serra e Silvana Sorbelli, Al Festival del Documentario Professionale Italiano il film si è aggiudicato il Doc/It Professional Award, il Premio del Pubblico Italiano e di quello Europeo e il Premio Fake Factory più altri premi visibili all’inizio del trailer.

Vincitore del Gran Premio della Giuria a Cannes “Le meraviglie” di Alice Rohrwacher è invece un film di fiction, anche geograficamente distante dal primo, ambientato fra i casali umbri lontani dalla velenosa vita cittadina, che però per la sua ambientazione scarna e il suo sguardo diretto sulla quattordicenne Gelsomina interpretata da Alexandra Longu è molto simile a un documentario, per lo meno nella prima parte del film dove seguiamo la ragazza e le sue tre sorelle più piccole nella vita e nel lavoro dei campi. Il padre contadino apicultore è interpretato da Sam Louwyck, un attore/cantante/danzatore/coreografo fiammingo che si esprime in famiglia in tre lingue: italiano, francese e tedesco, mentre il ruolo un po’ defilato ma determinante della madre, la regista Alice lo affida alla sorella attrice di talento Alba Rohrwacher. Ne viene fuori un affresco di vita contadina dura e conflittuale con i primi inspiegabili turbamenti dell’adolescente che piano piano si ribella al padre troppo chiuso nel suo mondo bucolico e fuori dal tempo e dal mondo, costringendolo a partecipare alla ruspante gara di una televisione locale, “Le meraviglie della natura” appunto, che premia il contadino/produttore migliore e che è presentata dalla star di provincia Milly Catena deliziosamente interpretata da una Monica Bellucci mai grande attrice ma sempre grande presenza, qui assai generosa nel prendersi in giro con sorridente amarezza. Le vere meraviglie sono quelle che covano nel cuore vergine di Gelsomina e che via via prendono consistenza e danno vita a una rivoluzione dolcissima e immaginifica che vincerà le resistenze e le asperità di un padre duro e protettivo insieme, fino a un finale che si fa davvero magia e insieme speranza.