Archivi categoria: l’immortale, di marco d’amore

L’Immortale, opera prima di Marco D’Amore

Film riuscito, quanto ambiguo. L’Immortale era il soprannome di Ciro Di Marzio, tormentato coprotagonista della serie tv Sky “Gomorra” generata dall’omonimo debutto letterario – ormai divenuto un simbolo e un brand – di Roberto Saviano: dopo esserne stato realizzato un film, anch’esso di successo, Gomorra ha continuato a vivere come serie tv. Il soprannome l’Immortale non ha bisogno di spiegazioni in un micro mondo narrativo che parla di camorra e malvivenza, eppure, l’immortale Ciro Di Marzio, alla fine della terza stagione muore, forse perché il personaggio, involuto nei suoi tormenti, quasi macbethiani, era giunto alla fine della sua crescita narrativa.

Non ho testimoni da chiamare a supporto: sin da subito ho pensato che quel cadavere che sprofonda nel mare sarebbe riemerso a nuova vita: nella trama della serie vi era un precedente, un teaser narrativo interno, apparentemente secondario: un paio di scagnozzi erano stati fintamente giustiziati, nel gioco del dare e dell’avere dei boss, e poi buttati in mare, salvo essere ripescati indenni e lontano da occhi indiscreti. Dunque anche Ciro Di Marzio sarebbe riemerso dalle acque dell’altro mondo? La mia previsione-aspettativa è andata delusa nel corso della quarta stagione: l’Immortale era definitivamente morto e il suo interprete, Marco D’Amore, era passato alla regia firmando due episodi.

Con questo film, spin-off e crossover della serie, si svela il più ampio disegno: Marco D’Amore, che oltre a essere un ottimo attore è anche una mente pensante (nel 2015 scrive produce e interpreta “Un posto sicuro” film bello e impegnato sui disastri dell’eternit) aveva cominciato a pensare all’infanzia non scritta del suo personaggio: un esercizio di immedesimazione e ricognizione del personaggio di stanislavskiana memoria molto stiloso, che lo ha portato a scrivere delle pagine che, sottoposte al team di scrittura della serie, sono diventate la sceneggiatura del film e il punto di ritorno del suo personaggio nella serie, di cui effettivamente nel corso della quarta stagione si è sentita la mancanza, perché Ciro Di Marzio era una stella di prima grandezza che brillava grazie anche alle qualità del suo interprete.

Dunque: nell’arco narrativo della serie il film si pone alla fine della terza stagione e si sviluppa come un progetto autonomo, comprensibile anche a chi non è spettatore della Gomorra tv. Ciro viene ripescato, rimesso in piedi e inviato a Riga, in Lettonia, a curare gli interessi stupefacenti del boss Don Aniello già visto in tv e interpretato da Nello Mascia. Lì, fa e disfà, apprende comprende e utilizza dinamiche nuove e più ampie: quelle che a casa erano guerre fra boss di quartiere qui sono conflitti fra boss di altra levatura, dove lo spaccio della droga va di pari passo con l’affermazione di identità culturali russe con diverse sfumature di rosso e di nero. Ampio spazio è ovviamente dato ai ricordi dove scopriamo l’infanzia di Ciro e la nascita del suo soprannome, e nell’insieme è un film di spessore: mai banale laddove percorre narrative già viste, e maledettamente intelligente a porsi come anello di congiunzione fra la terza e la quinta stagione della Gomorra tv dove l’Immortale tornerà protagonista: alla fine del film è riaccolto in patria dal fratello di sangue Genny (Gennaro) Savastano, l’altra stella di prima grandezza interpretato da Salvatore Esposito. “L’Immortale” è subito andato in vetta nella classifica degli incassi e non escludo dei riconoscimenti ai prossimi David di Donatello sempre attenti al flusso economico oltre ai valori artistici.

Marco D’amore si auto incorona autore: co-firma soggetto e sceneggiatura e debutta in regia dopo essersi fatto le ossa nella scuderia della serie e realizza un film che, benché legato a un mondo e uno stile già noti, lascia delle tracce personali con delle inquadrature eleganti e personali di buona scuola cinematografica. Anche il cast è stato scelto in totale autonomia dall’autore e va tutto a segno: Giuseppe Aiello è Ciro bambino e gli altri interpreti sono: Salvatore D’Onofrio e Giovanni Vastarella che interpretano Bruno, da anziano nell’oggi narrativo, e da giovane quando prese sotto la sua protezione il piccolo Ciro già immortale; Marianna Robustelli e Martina Attanasio sono due importanti figure femminili del racconto sospeso fra presente e passato, e Gennaro Di Colandrea e Aleksey Guskov completano il cast. Bentornato Ciro l’Immortale!