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“La mafia uccide solo d’estate” ma l’ego autorale uccide sempre

La critica ne parlava bene e i miei amici pure ma io l’avevo perso, e adesso sono riuscito a recuperarlo dato che è tornato nelle sale dopo il premio come miglior regista esordiente a Pierfrancesco Diliberto in arte Pif. Il film avrebbe potuto essere un piccolo capolavoro se non fosse stato che Pif, intrattenitore televisivo, si prende il ruolo del protagonista che per tutto il film racconta la storia con voce fuori campo: all’inizio mi sembrava una gag, tanto la voce del narratore era stonata e con uno strano birignao da idiota!… ma poi è stato subito chiaro che quella era la sgradevole voce da cartone animato che avrebbe commentato tutto il film: la storia di formazione del bambino Arturo che nella Palermo degli anni Ottanta è testimone, quasi in diretta dalla città e dal telegiornale, degli omicidi di mafia: Rocco Chinnici, Boris Giuliano, Pio La Torre, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino… Momenti tragici di cui rimarranno a Palermo solo delle targhe a memoria, raccontati con gradevolissima e intelligente leggerezza e intrecciati al percorso formativo del bambino interpretato da Alex Bisconti che per simpatia e bravura cinematografica straccia e asfalta il suo alter ego adulto interpretato da un Pif non bravo attore e neanche simpatico. Di spalla l’eterna passione amorosa di Arturo che da grande è interpretata da una sempre piacevole Cristiana Capotondi che però avrebbe potuto risparmiarsi e risparmiarci (altro scivolone del regista?) il finto dialetto palermitano dato che il suo personaggio è cresciuto in Svizzera e più credibilmente sarebbe potuta tornare a Palermo senza accenti dialettali: questo a mio avviso dimostra la scarsa capacità di lettura del personaggio e la volontà di fare macchiette a tutti i costi. Scivoloni, appunto, e non pochi, che portano il bel film, scritto molto bene, sul piano del filmetto televisivo, a riprova del fatto che fanno bene gli americani che prima di aprire il borsellino agli “autori tuttofare” gli fanno sudare sette camicie: mi auguro che Pierfrancesco Diliberto (già assistente di Marco Tullio Giordana ne “I cento passi”) faccia altri bei film, così come mi auguro che Pif non esca più dal piccolo schermo.