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Io e Lulù – opera prima di Channing Tatum

Dopo aver chiacchierato dei debutti in regia dell’americana Maggie Gyllenhaal e delle italiane Jasmine Trinca e Claudia Gerini risorvoliamo l’Atlantico per tornare negli USA e parlare di un altro debutto di un altro attore famoso che, dire il vero, è un’opera prima firmata a quattro mani dal protagonista e dal suo amico sceneggiatore di fiducia Reid Carolin, ma come la stampa ufficiale metto in primo piano l’attore perché è il volto noto e il nome di punta.

Va detto subito che Channing Tatum, essendo un gran bel bisteccone ha basato l’intera sua carriera sull’avvenenza fisica e anche questa sua prima prova registica rimane in quella traccia, quando magari avrebbe potuto fare un cambio di rotta e concedersi un ruolo più maturo e complesso; e invece, forse consapevole dei suoi limiti o forse davvero senza vere aspirazioni a premi e riconoscimenti importanti (spopola agli MTV Movie Awards e ai Teen Choise Award) si confeziona addosso un film di genere, accattivante melodrammatico e retorico, dove senza sprecare energie interpretative continua a mettesi in mostra a petto nudo e poi drammaticamente va sotto la pioggia a fare il mister maglietta bagnata.

Tatum sin dall’infanzia soffre di ADHD e poiché all’epoca – Channing è oggi 43enne – non si conosceva questo disturbo, il ragazzino venne classificato come terribilmente indisciplinato e allo scopo di conculcargli buona educazione e una solida disciplina a nove anni venne iscritto in un’accademia militare dove completò gli studi dell’obbligo senza ovviamente risolvere i suoi problemi di iperattività e deficit di attenzione, e da lì in poi fece molti lavoretti – commesso dog-sitter muratore – senza mai trovare il suo punto fermo. A 19 anni però, grazie al suo corpo ben modellato nel rigore militare e sulla base della ricchezza dei suoi geni provenienti da diversi gruppi etnici (nativo americano, francese, inglese, irlandese e tedesco) Channing (nome che dall’inglese e dal francese antichi significa “giovane lupo”) con lo pseudonimo di Chan Crawford si avviò alla carriera di spogliarellista e l’anno dopo fu nel corpo di ballo del video di Ricky Martin “She Bangs” dove si fa fatica a individuarlo nel montaggio veloce e nella confusione, ma sembra il tipo con gli occhiali sulla destra.

Inizia così la sua carriera di modello che lo porterà alla copertina di Vogue, e diventando un volto e un corpo delle campagne di Emporio Armani, Dolce & Gabbana e Abercrombie, comincia a girare fra New York, Parigi e Milano: il ragazzino iperattivo ha trovato il suo centro di gravità permanente. Poi nel 2004 partecipa a un episodio di “CSI: Miami” e lì decide di proseguire con la carriera di attore.

Dopo qualche piccolo ruolo è protagonista del musical ballerino “Step Up” e torna con un cameo in “Step Up 2” mentre nel frattempo comincia a far cinema per davvero fino a essere protagonista nel 2009 in “Fighting” passando dai film ballerini ai film di botte da orbi, sempre seguendo la traccia della prestanza fisica, e poi è protagonista del giocattolo bellico “G.I. Joe” basato sui giocattoli Hasbro, di nuovo tornando nel sequel. È anche protagonista drammatico in un film d’autore, “Dear John” di Lasse Hallström, che però è un clamoroso flop: costato 25 milioni di dollari ne incassa meno di 115mila. Ci riprova con “La memoria del cuore” di Michael Sucsy e stavolta la sua prova drammatica è coronata da un successo planetario. E finalmente nel 2012 è protagonista di “Magic Mike” diretto da Steven Soderbergh su sceneggiatura di Reid Carolin che si è ispirata alla reale esperienza dello Channing giovane spogliarellista: un altro film campione di incassi che avrà il suo ovvio seguito, “Magic Mike XXL” e poi nel febbraio di quest’anno l’ultimo della trilogia “Magic Mike – The Last Dance”.

Ma l’ispirazione del suo film d’esordio condiviso è sincera: il bisteccone aveva davvero una cagna di nome Lulù, una pitbull che è morta di cancro nel 2018 e con la quale ha fatto un viaggio in auto quando lei era già malata, un road trip che è diventato questo road movie. “Quando ho fatto il mio ultimo viaggio con la mia cucciola ho provato quella sensazione di: ‘Non c’è niente che io possa fare. Non c’è più niente da fare. Devi solo accettarlo ed essere grato per il tempo che hai ottenuto con lei sapendo che non sono qui per sempre. Io dovevo andare avanti mentre lei doveva andare da un’altra parte”. E il film che ne deriva è un prodotto di genere con un’accoppiata vincente: un reduce di guerra e un cane altrettanto reduce, entrambi affetti da stress post-traumatico che dopo le iniziali incomprensioni finiranno con l’essere terapia l’uno per l’altra. Buoni sentimenti e simpatia spalmati a dovere senza mai approfondire l’aspetto drammatico, tutt’al più qualche contorsione di dolore e qualche smorfia di sofferenza, lasciando la recitazione impegnata fuori dalla storia: come lui dice a lei quando cominciano a fare amicizia “Ora non facciamo i sentimentali” e il film, che è un concentrato di sentimentalismo a stelle e strisce, non lascia spazio a momenti recitativi importanti, benché il film si regga molto sui monologhi-dialoghi col cane. “Io e Lulù” è l’accattivante titolo italiano che sostituisce l’originale e più semplice “Dog” laddove il protagonista all’inizio fa fatica ad entrare in sintonia con l’animale e la chiama semplicemente “cane”. Fra gli altri numerosi interpreti che i due incontrano nel loro viaggio l’unico che vale la pena ricordare per consistenza del ruolo è l’altro reduce interpretato da Ethan Suplee.

Scritto da Reid Carolin con Brett Rodriguez, con l’attore il film mette insieme tre nomi che precedentemente avevano prodotto il documentario “War Dog: a Soldier’s Best Friend” dal cui argomento prende ulteriore spunto questo film di fiction. L’impresa è stata annunciata dai due novelli registi in coppia nel novembre del 2019 con inizio delle riprese previste a metà del 2020, e lo scoppio della pandemia che fermò tante altre lavorazioni non fermò questa e la lavorazione continuò in pieno lockdown. Solo l’uscita fu ritardata, dato che i cinema erano chiusi, dal febbraio al luglio 2021, salvo poi essere ancora posticipata al febbraio 2022. Grande successo di pubblico e critiche tiepidamente positive: probabilmente nessuno si aspettava qualcosa di più.