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Cassandra Crossing, rivisto in tv

Il virus si trasmette per via aerea, si manifesta prima con febbre alta e poi attacca i polmoni. Non esiste cura ed è letale. Sembra la descrizione dell’attuale Covid detto CoronaVirus, ma nella realtà narrativa non ha un nome e viene liberato da un incidente all’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, dove degli improvvidi terroristi svedesi volevano attivare una bomba. Mi rimane la domanda senza risposta: perché svedesi? Negli anni ’70 – il film è del 1976 – l’Europa pullulava di gruppi eversivi ma non se ne hanno notizie dalla Svezia. Cinematograficamente parlando gli anni ’70 sono quelli dei disaster movie e qui di seguito elenco i principali: “Airport” 1970, “l’Avventura del Poseidon” 1972, “Terremoto” e “L’Inferno di Cristallo” 1974, “Airport ’75”, “Inondazione” 1976, “Valanga” 1978, “Meteor” 1979.

Da notare che sono tutte produzioni statunitensi, e non certo tutte di prima qualità: è dunque un caso che la stampa americana abbia stroncato questo film? In qualche caso le critiche sono giustificate ma il tono generale è da zero in condotta: il New York Times: “Profondamente e offensivamente stupido” con una Sophia Loren “fuori ruolo” e con Ava Gardner “terribile in un ruolo terribile” e qui c’è del vero, ma la signora spiegò: “The real reason I’m in this picture is money, baby, pure and simple”; così il “Chicago Tribune”: “Un’involontaria parodia di un film catastrofico”; Per “Variety” è “Un film catastrofico stanco, forzato e a tratti involontariamente divertente”; per il “Los Angeles Time” è “Un film catastrofico di nome e di fatto”; e per “The Monthly Film Bulletin” è “che alla distanza, il bello è che Cassandra Crossing non è proporzionato in nulla: dalle interpretazioni alla trama, allo stile della ripresa e agli effetti speciali: si supera costantemente nella sua monumentale sciocchezza.” Già all’anteprima per la critica il film era stato fischiato. Giudizi ingenerosi è dir poco se consideriamo i titoli che hanno preceduto e seguito questa produzione. Ma bisogna ragionare che la produzione era anglo-italiana, messa su dall’inglese Lew Grade e dall’italiano Carlo Ponti, marito di Sophia; ma soprattutto nel film si sostiene, come dal romanzo da cui è tratto, che l’Intelligence americana stava studiando in segreto e al di fuori di ogni protocollo, presso l’OMS a Ginevra, il virus sfuggito al controllo, e gli americani sono molto attenti all’immagine che vogliono dare di sé al resto del mondo: su questo – virus e americani – tornerò alla fine.

Il romanzo è di Robert Katz, che non è l’ultimo arrivato: è un giornalista investigativo americano, scrittore pluri-premiato, studioso della Seconda Guerra Mondiale e della storia d’Italia; ha collaborato con la RAI e il primo film tratto da un suo libro è “Rappresaglia” del 1973, seconda regia del greco George Pan Cosmatos, e prodotto sempre da Ponti. Segue questo “Cassandra Crossing” col medesimo terzetto autore-produttore-regista, una storia di fantasia che però ha seri riferimenti alla Storia con la maiuscola. Se il giornalista investigativo parla di virus letali in laboratori segreti è perché sa qualcosa, ma non può parlare apertamente; dunque immagina una fiction in cui per un incidente il virus esce dal laboratorio e ci costruisce su una trama thrilling di tutto rispetto.

Il paziente “zero” che si intrufola sul treno Ginevra-Stoccolma è interpretato dallo svedese naturalizzato italiano Lou Castel, già protagonista dell’opera prima di Marco Bellocchio “I pugni in tasca”. E devo convenire che la prima parte film sembra un B-movie: l’azione terroristica è decisamente girata e montata male, con la musica di Jerry Goldsmith troppo enfatica; i vari personaggi entrano in scena e vengono presentati, quasi teatralmente, con duetti-battibecchi tra Sophia Loren-Richard Harris e Ava Gardner-Martin Sheen davvero imbarazzanti, dialoghi brillanti con battute ad incastro da sit-com, e qui i critici americani hanno ragione. Solo quando l’azione prende il sopravvento il film si fa serio e avvincente: un paio di personaggi non sono quello che sembrano e neanche quello che ci fanno immaginare, in un doppio svelamento: il prete di OJ (Orenthal James) Simpson ha un tatuaggio sul polso che lo fa intendere malvivente travestito ma poi si rivela poliziotto che insegue un trafficante di droga; Martin Sheen non è soltanto il giovane amante annoiato della matrona Ava Gardner, ma il trafficante di droga che a sua volta si rivela un acrobatico eroe (era alpinista) nel tentativo di salvare il treno in corsa. Sophia Loren, moglie di cotanto marito produttore, è di servizio nel ruolo della ex moglie (due matrimoni e due divorzi che si concluderanno con un terzo) del medico di fama Richard Harris che si ritroverà a gestire l’emergenza sanitaria sul treno, ma anche una salvifica rivolta.

Perché l’emergenza sanitaria lascia il posto al vero catastrofismo: il treno, sigillato e presidiato da militari in tuta biologica, corre verso il disastro perché è stato deviato e dovrà passare su un vecchio ponte di ferro ad arco – come ce ne sono in tutta Europa sulla scuola di Gustave Eiffel – da anni in disuso, che i locali chiamano Kasundruv, dalla principessa Cassandra, veggente di sventure, perché conduceva verso la sventura di un campo di concentramento – riconvertito in campo sanitario e verso cui è stato indirizzato il convoglio in quarantena. Il ponte è vecchio e non reggerà il peso del treno che corre veloce verso uno spettacolare disastro.

Diventa essenziale nella storia il vecchio ebreo interpretato da Lee Strasberg, direttore dell’Actors Studio, attraverso cui apprendiamo la storia del ponte e il cui sacrificio salverà molte vite. Altri interpreti sul treno sono: Lionel Stander come capotreno, Ray Lovelock e Ann Turkel come giovane coppia che sfiora la tragedia, e una già anziana Alida Valli in un piccolo ruolo. Nel palazzo dell’OMS a Ginevra dibattono Burt Lancaster nello scomodo ruolo del colonnello americano che insiste nel contenere il contagio anche a costo di sacrificare l’intero treno con tutti i passeggeri, e la dottoressa che vuole salvarli, interpretata dalla svedese Ingrid Thulin.

Del regista George Pan Cosmatos resta da dire che nonostante sia stato strapazzato dalla stampa statunitense ha poi diretto con Sylvester Stallone “Rambo 2” e “Cobra” e il successone western “Tombstone” chiudendo la carriera con un totale di soli 10 film. “Cassandra Crossing” ha ottenuto in Italia e in Europa un ottimo successo, e coi soli incassi del Giappone (i giapponesi amano il catastrofico) sono state coperte tutte le spese di produzione.

E per concludere un’ipotesi di complottismo accennata in questo video che rimanda a contro.tv.