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Gravity

Premiato con ben sette Oscar fra cui quello meritato alla miglior regia del messicano Alfonso Cuarón che si fece conoscere sul palcoscenico internazionale con “Y tu mamà también” e che è passato attraverso uno dei capitoli di Harry Potter, questo gran bel film delude subito chi va per vedere un film di fantascienza perché racconta quello che realisticamente potrebbe accadere durante un incidente spaziale in cui vengono coinvolte vere stazioni orbitanti e realistici shuttle con verosimili soluzioni di estremo salvataggio. Ma per noi che non facciamo viaggi interstellari conserva comunque il fascino del fantasy ancorché portandoci realisticamente dentro questi luoghi che non visibili orbitano sulle nostre teste. Il primo e ovvio confronto che viene in mente è il fanta-filosofico “2001 Odissea nello Spazio” di Stanley Kubrick dato che anche lì accade un incidente spaziale e l’astronauta rimane solo, e dato che anche in quel film, e sottolineo che è del 1968, le riprese in mancanza di gravità sono assolutamente realistiche: di quel film rimane la mitologia, che è anche paura, che la tecnologia dei computer possa prendere il sopravvento sull’essere umano e oggi che siamo nel 2014 ci fa un po’ pensare essere ben oltre la fantascienza di quel 2001, fermo restando che quel film rimane un classico e un capolavoro. Anche in “Gravity” la protagonista è il suo contrario, ovvero la mancanza di gravità, e mi piace pensare che il titolo gravità sia leggibile anche nell’accezione di preoccupante e serio, dato che ci mostra quanto pericolosi siano gli ormai troppo numerosi rottami che orbitano nel nostro spazio: così la disavventura diventa parabola ecologica spaziale. Protagonista assoluta una Sandra Bullock che recita per tutto il film da sola e che come il vino buono invecchiando migliora: per questa sua prova è stata candidata all’Oscar che però è meritatamente andato alla Cate Blanchett di “Blue Jasmine”. Spalla di lusso un George Clooney molto a suo agio nei panni dell’astronauta eroe suo malgrado e mistica ispirazione per la salvezza della protagonista. In questo film è anche eccellente l’uso del 3D: un paio di volte ho scosso la testa mentre sembrava che mi arrivassero addosso le schegge impazzite nello spazio profondo…