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David di Donatello 2021 a modo mio

David di Donatello 2021 vincitori: chi ha vinto la 66esima edizione. I premi

L’anno scorso, in piena pandemia, Carlo Conti ha presentato l’evento tutto solo in studio con gli interventi in collegamento; un anno dopo, quando tutti abbiamo (si spera…) imparato a convivere col virus e le limitazioni che comporta, e avviata la campagna di tamponi e vaccinazioni, la serata si svolge nuovamente in presenza e, come la notte degli Oscar, anche in collegamento da luoghi diversi: un limite che è stato interpretato come momento creativo per re-impaginare l’evento, così come chiunque di noi deve imparare a re-immaginare la propria vita. Show must go on, ora come non mai. Le produzioni cine-televisive, dopo un primo momento di sbandamento, si sono adattate all’andamento, e mettendo in campo tutte quelle misure di prevenzione che noi nella vita civile non sempre siamo in grado di assecondare e/o rispettare, hanno ripreso a produrre.

Un fotogramma dalla serie tv “Grey’s Anatomy”

Le serie tv, le medical drama in testa, e tutte le altre che agiscono nel presente narrativo, hanno inserito la pandemia nel loro racconto, svolgendo un compito non facile, raccontare il presente all’interno di un mondo immaginario, e insieme abituare noi spettatori, molti dei quali sempre refrattari, a una narrazione in cui mascherine e distanza sociale fanno ormai parte della quotidianità.

Laura Pausini canta sul palcoscenico vuoto del Teatro dell’Opera di Roma

Per questo 66° David di Donatello sono stati allestiti due set in collegamento fra loro. Quello principale con la conduzione della serata dallo studio 5 Rai oggi intitolato a Fabrizio Frizzi scomparso nel 2018; il set secondario è il Teatro dell’Opera di Roma dai cui palchi si affacciano i candidati ai premi secondari, i cosiddetti premi tecnici, e via via delle belle hostess porgono la statuetta al vincitore di turno. Ma il teatro diventa set principale quando nel corso della serata quando un’orchestra sinfonica debitamente distanziata sul palcoscenico, condotta da Andrea Morricone, esegue brani del padre Ennio. E da qui comincia la trasmissione, con un monologo autobiografico e insieme auto celebrativo di Laura Pausini che si concluderà con l’esecuzione della canzone “Io sì” dal film di Edoardo Ponti con sua madre Sofia Loren “la vita davanti a sé”, canzone già candidata all’Oscar e ovviamente super favorita in questa serata.

Ma sorpresona il premio è andato a Checco Zalone, al secolo Luca Medici, per la canzone “Immigrato” dal suo film “Tolo Tolo” che ha anche vinto il premio David dello Spettatore. Non è ufficiale ma insistenti voci di corridoio rinforzate da anni e anni di conferme dicono che un film campione di incassi non si può lasciare a bocca asciutta, a prescindere dalla reale qualità del prodotto; e che in ogni caso l’assegnazione di premi come questo David di Donatello o i Nastri d’Argento tengono sempre in conto il successo al botteghino nonché di dinamiche e di equilibri tutti interni all’industria cinematografica che a noi spettatori non è dato sapere. Checco Zalone era anche candidato come Regista Esordiente dato che i suoi quattro precedenti film, altrettanto campioni al botteghino, erano stati diretti da Gennaro Nunziante. C’è però da dire che Luca Medici è un professionista con seri studi alle spalle, e come musicista ha suonato con diversi jazzisti pugliesi oltre a essere compositore del nuovo inno della squadra di calcio del Bari. Qualcosa mi dice che ha solo cominciato: era in collegamento da casa e esordisce con “Se lo sapevo venivo. – per poi continuare, fingendo di chiamare moglie e figli – I miei dormono, non gliene frega niente se vinco. – E ancora: – Mi sono preparato poche parole: “La solita cricca di sinistra che premia i soliti…” no questo era il foglietto se perdevo. Grazie all’accademia per il riconoscimento meritocratico… – Ma chissà come il suo tentativo di fare dell’ironia politicamente scorretta va a finire in un audio pesantemente disturbato che rende il resto del suo intervento incomprensibile: censura Rai?

L’altro favorito perché già candidato all’Oscar era il documentario “Notturno” del già premiato Gianfranco Rosi che con i suoi due precedenti lavori ha vinto nel 2013 con “Sacro GRA” il Leone d’Oro a Venezia, come miglior film nonostante si trattasse di un documentario, e poi nel 2016 ha vinto l’Orso d’Oro al Festival di Berlino con “Fuocoammare”. Ma anche questo pronostico non è stato rispettato e il premio è andato a “Mi chiamo Francesco Totti” di Alex Infascelli, e anche qui le riserve sono d’obbligo a causa della popolarità del personaggio che è stato anche omaggiato dalla miniserie Sky “Speravo de morì prima” dove il capitano d’a Roma è interpretato da Pietro Castellitto.

Pietro Castellitto, doppiamente figlio d’arte di Sergio Castellitto e della scrittrice Margaret Mazzantini, vince nella categoria Regista Esordiente con il film “I predatori” che ha anche scritto e interpretato, la cui sceneggiatura aveva già vinto a Venezia il Premio Orizzonti e che era candidata anche a questo David insieme al musicista e al produttore. Il giovanotto, oggi trentenne, ha ovviamente respirato cinema e letteratura sin dalla culla. Il padre, quand’era lui era adolescente, lo aveva diretto in tre film ma il ragazzo ha faticato a farsi apprezzare come attore e questo, a suo dire, gli ha dato la giusta spinta verso la scrittura cinematografica, facendolo crescere artisticamente, autonomamente; oggi è considerato un astro nascente. Ha concluso il suo intervento di ringraziamento con un veloce e auto ironico: “N’abbraccio a mamma, ‘n bacio a papà”. Gli altri candidati nella categoria erano, oltre al già citato Checco Zalone, Alice Filippi con “Sul più bello”, Ginevra Elkann con “Magari” e Mauro Mancini con l’intenso “Non odiare” molto applaudito a Venezia e che ha fruttato il Premio Pasinetti al protagonista Alessandro Gassmann.

In memoriam: Ennio Fantastichini e Mattia Torre

E visto che abbiamo parlato di sceneggiature i premi Sceneggiatura Originale e Non Originale, ovvero tratta da preesistente opera letteraria, sono andati al prematuramente scomparso Mattia Torre, 47 anni, per “Figli” diretto da Giuseppe Bonito e interpretato da Paola Cortellesi e Valerio Mastandrea candidati nelle categorie Migliori Protagonisti e rimasti a bocca asciutta; ha ritirato il premio la figlia Emma con un bellissimo discorso, lucido e intelligente, assai commovente per la platea che ha risposto con una standing ovation. Il premio Miglior Sceneggiatura Non Originale è andato al film “Lontano lontano” regia e interpretazione di Gianni Di Gregorio da un suo scritto nel cassetto; Di Gregorio era già stato premiato col David di Donatello come Miglior Regista Esordiente nel 2009 alla non più tenera età di 59 anni con “Pranzo di ferragosto”. “Lontano lontano” è anche l’ultima interpretazione di Ennio Fantastichini, scomparso nel 2018 a 63 anni.

Lino Musella

Guardando trasversalmente le candidature salta subito all’occhio la doppietta di Alba Rohrwacher, ormai una garanzia dei casting, protagonista in “Lacci” di Daniele Luchetti e non protagonista in “Magari” di Ginevra Elkann, e stavolta non vincerà niente. Con ben tre presenze come non protagonista è Lino Musella, candidato per “Favolacce” dei Fratelli D’Innocenzo ma presente anche in “Lasciami andare” di Stefano Mordini, e con una partecipazione più pregnante e significativa in “Lei mi parla ancora” di Pupi Avati dove interpreta, con grande adesione e sensibilità, Renato Pozzetto da giovane.

Elio Germano - Wikipedia

Con tre presenze ma tutte da protagonista si piazza al primo posto Elio Germano con “Favolacce” e “L’incredibile storia dell’Isola delle Rose” di Sydney Sibilia e soprattutto “Volevo nascondermi” di Giorgio Diritti dove interpretando il pittore Antonio Ligabue – sotto abbondante trucco prostetico – vince il premio come Migliore Attore Protagonista in una cinquina composta anche dal già citato Valerio Mastandrea per “Figli”, Kim Rossi Stuart per “Cosa sarà” di Francesco Bruni, l’ottantenne Renato Pozzetto recuperato in chiave drammatica da Pupi Avati in “Lei mi parla ancora”, Pierfrancesco Favino che interpreta – anche lui con abbondante trucco prostetico – Bettino Craxi in “Hammamet” di Gianni Amelio, film che vince il premio tecnico per il Miglior Trucco.

“Volevo nascondermi” è il film della serata. Oltre al premio per il protagonista riceve anche i riconoscimenti come Miglior Film fra gli altri che erano: Hammamet”, “Favolacce” che vince solo il Miglior Montaggio, “Miss Marx” di Susanna Nicchiarelli che vince i premi Miglior Produttore, Migliori Costumi e Miglior Compositore, piazzandosi con 3 premi. Chiude la lista dei Migliori Film in competizione “Le sorelle Macaluso” di Emma Dante che è l’unico film della cinquina a non ricevere nessun premio; è film che ho amato molto, per certi versi sperimentale, geniale visionario ed emozionante, ma che secondo il mio personalissimo parere sconta nell’ambiente cinematografico del volemose bene la ruvidezza dell’autrice che non brilla di immediata simpatia. Oltre a Migliore Attore e Miglior Film “Volevo nascondermi” vince anche per la Regia, la Fotografia, la Scenografia, le Acconciature e il Suono, portando a casa 7 statuette. I premi agli attori non protagonisti sono andati all’astro in ascesa Matilda De Angelis e l’assente ingiustificato anche in video conferenza Fabrizio Bentivoglio, entrambi per “L’incredibile storia dell’Isola delle Rose”, film che vincendo anche i Migliori Effetti Visivi si piazza a quota 3 premi con “Miss Marx”.

Fra le tante chiacchiere della serata vale la pena riportare l’ironico intervento di Valerio Mastandrea che, dovendo presentare la cinquina delle scenografie, ha scherzato sul fatto che tanta gente fa confusione fra i termini sceneggiatura e scenografia: “Molto spesso mi è capitato di sentirmi dire: “Ho visto un film bellissimo, dei dialoghi straordinari, chi l’ha scritta la scenografia?” Purtroppo è un errore molto comune e io stesso posso aggiungere per esperienza diretta che scenografia viene anche confusa con coreografia. Ppi Pierfrancesco Favino, introducendo il premio al Miglior Documentario ricorda che tutti i più grandi autori del cinema italiano sono stati registi di documentari: Rossellini, Antonioni, Petri, Comencini, Zurlini, Olmi, Pontecorvo, Visconti, Risi… perché l’occhio di un autore di allena sulla realtà. E poi cità Fritz Lang: “Se volete fare un film non acquistate un auto, prendete la metro, l’autobus o camminate, osservate da vicino alle persone che vi circondano”.

Collegata da Sofia dove si trova per lavoro, Monica Bellucci riceve il David Speciale, riconoscimento per il quale molti sui social stanno storcendo il naso dato che onestamente non si può dire che di lei che sia una brava attrice ma solo una bellissima donna che ha saputo costruirsi un’invidiabile carriera. Questa la motivazione: “Una carriera stellare e tuttavia saggia che parte da Città di Castello e dalla nostra commedia e si lascia valorizzare da grandi autori come Francis Ford Coppola e Giuseppe Tornatore diventando subito internazionale, con in più la devozione del cinema francese dalla sua parte ma senza perdere di vista il lavoro creativo e la comunità artistica. Carismatica, cosmopolita e insieme profondamente italiana”. Nulla da eccepire. Altro David Speciale a Diego Abatantuono che solo nella seconda parte della vita si è dato al cinema di qualità grazie alle opportunità che ha avuto prima da Pupi Avati col dittico “Regalo di Natale” e “La rivincita di Natale”, e poi da Gabriele Salvatores. Questa la motivazione: “Un grandissimo protagonista del nostro panorama artistico con una carriera sorprendente, protagonista poliedrico e amatissimo, passato attraverso film cult come “I fichissimi” o “Eccezziunale veramente” per poi incontrare autori come Luigi Comencini, Giuseppe Bertolucci, Carlo Mazzacurati, Ettore Scola e, specialmente, Pupi Avati e Gabriele Salvatores, con il quale ha intrapreso un vero e proprio sodalizio che lo ha portato fino all’Oscar con “Mediterraneo”. Infine Enrico Brignano entra sul palco a conferire un altro David Speciale e simbolico alla memoria di Luigi Proietti e a seguire Carlo Conti ricorda gli scomparsi dell’anno: Franca Valeri, Ennio Morricone, Michel Piccoli, Gianrico Tedeschi, Marco Vicario, Daria Nicolodi, Peppino Rotunno, Claudio Sorrentino, Enrico Vaime, Ezio Bosso e tanti altri.

David di Donatello 2021: Sophia Loren miglior attrice protagonista, Zalone  batte Pausini – Tutti i vincitori | DavideMaggio.it

Grande momento la premiazione di Sofia Loren che a 87 anni ha vinto, e trepidato come una debuttante, come Migliore Attrice Protagonista diretta dal figlio Edoardo Ponti in “La vita davanti a sé”, e omaggiata con una standing ovation. Giacché ancora la vedo e la rivedo in tv nel fulgore dei suoi anni migliori, mi si è stretto il cuore vederla muoversi a fatica, sorretta dal figlio, commossa e piegata dagli anni, che ha cominciato la lettura del suo discorso scritto su un foglietto mormorando nel suo napoletano un “Madonna mia… aiutateme!” sfuggito dal cuore: “E’ difficile credere che la prima volta che ho ricevuto un David sia stato più di 60 anni fa… (in realtà sono esattamente 60: nel 1961 ricevette il David di Donatello per “La Ciociara” di Vittorio De Sica, che le valse anche l’Oscar; probabilmente ha messo nel conto anche la Targa d’Oro vinta nel 1959 per “Orchidea Nera” film americano con Anthony Quinn diretto da Martin Ritt che le fruttò anche la Coppa Volpi a Venezia) …Ma stasera sembra di nuovo la prima voltama l’emozione è la stessa e anche di più, e la gioia è la stessa… – Ansima, respira a fatica, fa delle lunghe pause: ringrazia la produzione, Netflix, la squadra, cita il bambino protagonista Ibrahima Gueye: Un attore di grandissimo talento che in questo film è davvero magico. E infine ringrazio il mio regista Edoardo – che se possibile è ancora più commosso della madre – Il suo cuore e la sua sensibilità hanno dato vita a questo film e al mio personaggio… per questo io anche a mio figlio sono molto grata perché è un uomo meraviglioso e ha fatto un film veramente molto bello. – Poi, smettendo di leggere: – Forse sarà il mio ultimo film, questo non lo so, ma dopo tanti film ho ancora voglia di farne uno sempre bello, con una storia meravigliosa, perché io senza il cinema non posso vivere. – E dopo l’abbraccio del figlio che le consegna il premio scherza: Non posso prendere il premio sennò cado, io e il premio!”

Le altre candidate nelle stessa categoria, oltre alle già citate Paola Cortellesi per “Figli” e Alba Rohrwacher per “Lacci”, erano Micaela Ramazzotti per “Gli anni più belli” di Gabriele Muccino e Vittoria Puccini per “18 regali” regia di Francesco Amato, film premiato con il David Giovani assegnato da una giuria nazionale di studenti degli ultimi due anni di corso delle scuole secondarie di 2° grado.

David di Donatello 2021, il look di Sofia Loren | DiLei

Subito a seguire la premiazione dell’87enne Sofia arriva l’88enne Sandra Milo per ricevere il David alla Carriera e si mostra subito più in forma dell’antica rivale (senza dimenticare l’altra regina in campo, Gina Lollobrigida che ricevette il David alla Carriera nel 2016): eh sì, perché stessa età, stesso periodo di attività e medesime taglie da maggiorata nel cinema italiano degli anni ’50, ma mentre Sofia andava per Oscar, Nastri d’Argento e David di Donatello a gogo, Sandra, detta Sandrocchia da Federico Fellini ha in bacheca solo due Nastri d’Argento come Non Protagonista per “8 1/2” e “Giulietta degli spiriti” del Fellini di cui dichiarò durante una punta di “Porta a porta” del 2009 di esserne stata amante per ben 17 anni. Sempre bamboleggiando con la sua vocina in falsetto conclude il suo breve ilare discorso con un “Non è mai troppo tardi per ricevere un premio! Grazieee!”

Miglior Film Straniero “1917”, altro film che ho molto amato e fresco di tre Oscar tecnici: Fotografia, Effetti Speciali e Sonoro. Riconoscimenti speciali le Targhe David 2021 appositamente pensate come espressione di riconoscenza ai professionisti sanitari Silvia AngelettiIvanna Legkar e Stefano Marongiu per l’importante contributo alla ripresa in sicurezza delle attività delle produzioni cinematografiche e audiovisive a Roma e in Italia durante la crisi Covid-19. Delle targhe che, come ha ribadito la presidente e direttore artistico dei David di Donatello Piera Detassis nell’intervento istituzionale e conclusivo, ci si augura di non dover consegnare mai più; più avanti fa un riferimento del tipo parlo a chi mi capisce ma che noi spettatori comuni non comprendiamo: “Il David è la casa del cinema, è la casa di tutti quelli che fanno cinema, e anche se c’è qualcuno che a volte scappa di casa poi noi siamo pronti ad accoglierlo a braccia aperte…” Con chi ce l’aveva? chi, è scappato, e perché?

Dicono le cronache che il colpevole è Gabriele Muccino che è ha abbandonato il suo posto in giuria quando ha appreso che il suo film “Gli anni più belli” non sarebbe stato inserito nelle cinquine dei migliori film e migliori registi. Sono rimaste le candidature al David Giovani, a Micaela Ramazzotti come migliore protagonista e a Claudio Baglioni per la canzone originale e come visto nessun premio è andato assegnato. Muccino ha scritto: “Sono uscito dalla giuria dei David di Donatello. Non mi riconosco nei criteri di selezione che da anni contraddistinguono quello che era un tempo il premio più ambito dopo dopo l’Oscar. Non mi presenterò più nelle categorie di Miglior Regia e Miglior Sceneggiatura, in futuro.” Buon pro gli faccia, personalmente non sono mai riuscito a vedere un suo film e anche armato di buona volontà al massimo dopo un quarto d’ora mi annoio, anzi peggio, mi innervosisco: li trovo insopportabilmente zuccherosi e troppo volutamente strappalacrime, insinceri e costruiti a tavolino. Un po’ come quei bambini che piangono guardandosi allo specchio, dove si vedono così belli fra le lacrime da voler piangere ancora per un po’.

I film presi in considerazione sono tutti quelli usciti dal 1° gennaio 2020 al 28 febbraio 2021, che in piena pandemia non hanno potuto godere di una distribuzione appropriata e molti sono già in chiaro in tv, dove possiamo trovarli sia a pagamento che in chiaro. Per consultare in modo ordinato tutte le candidature e i vincitori:


https://www.daviddidonatello.it/