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E per la prima volta sullo schermo… Alberto Tomba

Alex l'ariete - Il cast

Correva l’anno 2000, il campione dello sci italiano internazionalmente noto come “Tomba la Bomba” aveva vinto tutto quello che c’era da vincere: cinquanta gare in Coppa del Mondo, una Coppa del Mondo assoluta, quattro Coppe del Mondo di slalom gigante e quattro di slalom speciale. Ispirati da cotanto atleta, quei genitori che potevano mandavano i figli a sciare, come più recentemente hanno mandato le bambine a lezioni di nuoto dopo i successi di Federica Pellegrini; di fatto, alla fine degli anni novanta, smessi gli sci e la divisa dei Carabinieri sotto la cui bandiera aveva gareggiato, per tre anni ha attraversato l’Europa con il “Tomba Tour” per lo sviluppo dello sci giovanile; e poiché il giovanotto era anche simpatico, oltre che di bell’aspetto, divenne di casa nei salotti televisivi. E dalla tv al cinema il salto è breve, o per lo meno a qualcuno sembra breve, e pure indolore, perché da noi è sempre valsa la convinzione che a recitare sono buoni tutti, e del resto non gli si chiedeva di vincere il David di Donatello ma solo di far fare al produttore un sacco di soldi.

Oggi il film è un cult del cinema spazzatura per quanto è brutto, e io stesso ho fatto fatica a vederlo dall’inizio alla fine, sostenuto in quest’immane impresa solo dal gusto di poterne qui parlare male, ma con cognizione di causa. Trionfalisticamente uscito con lo slogan “Il primo slalom cinematografico dell’ex sciatore Alberto Tomba” uscì nelle sale a fine luglio e restò in cartellone solo un fine settimana, visto in tutta Italia solo da 285 spettatori, di cui un terzo nella sola provincia bolognese natia; nelle sale romane del circuito Cecchi Gori, che lo aveva prodotto, restò per un’altra settimana accumulando alla fine ben 597 spettatori: il peggio del peggio in termini commerciali, che è la congrua risposta al peggio del peggio sul piano produttivo. A caldo Alberto Tomba commentò che “d’estate al cinema non ci va nessuno” ma non era così dato che “Mission: Impossible 2” ha incassato in Italia due milioni e 300mila euro. Solo qualche anno dopo in un’intervista ha confessato di avere “ricordi belli, ma lontani” ammettendo poi “la mia inesperienza ha contato” e infine, secondo lui, il vero problema era stato che “mi sono fidato di chi mi ha offerto l’ingaggio, ma il montaggio non è stato fatto come doveva, tre ore di film dovevano essere lavorate e trasformate in una fiction di un’ora e non lasciate così com’erano. La sceneggiatura non funzionava, e il regista, Damiano Damiani, bravo ma di una certa età poverino… La verità di fondo è che non volevano che un olimpionico facesse l’attore: non mi hanno diretto né lanciato nel modo giusto. Senza contare che il film è entrato in sala a fine luglio, in piena estate: era ovvio che dopo dieci giorni ne uscisse!”

Lungi dal conoscere i retroscena devo convenire che il poverino ha ragione: non so quanto ci fosse di realmente persecutorio perché quando c’è da fare soldi sono sempre tutti contenti, e prima di lui in Italia avevamo avuto un altro eclatante esempio di ex sportivo, il campione di nuoto Carlo Pedersoli diventato attore come Bud Spencer. E negli USA c’è Dwayne Johnson che col titolo di The Rock era stato un campione di wrestling, e dopo di lui tanti altri sportivi da differenti discipline si sono dati alla recitazione tra cinema e tv: non si chiedono loro raffinate interpretazioni ma solo di fare e far fare soldi. La carriera di Bud Spencer fu costruita con molta attenzione: gli fu affiancato Terence Hill (Mario Girotti) che non era l’ultimo arrivato e crearono una coppia vincente in film di intrattenimento ben costruiti. Alberto Tomba vinse il premio “Cinepernacchie” come peggiore attore protagonista con la motivazione: “Perché, Tomba, perché?” 

TV Sorrisi & Canzoni - Michelle Hunziker - Official Website

La mia sensazione è che Alberto Tomba fu mandato allo sbaraglio e qui recupero la domanda “Perché” rivolgendola idealmente ai produttori di allora, Vittorio Cecchi Gori e gentile consorte Rita Rusic, che da lì a poco avrebbero divorziato; e il luglio dell’anno dopo lui avrebbe anche ricevuto un avviso di garanzia per riciclaggio, cui seguì una perquisizione dell’appartamento – alla presenza di Valeria Marini che all’epoca era sua convivente – e gli trovarono in cassaforte una grossa quantità di cocaina che lui, ripetutamente, si ostinò a definire “zafferano”: una commedia grottesca e surreale come le tante che lui e suo padre Mario avevano sempre prodotto con successo. Ma cosa ha realmente portato Vittorio Cecchi Gori a produrre “Alex l’Ariete” non lo sapremo mai. Come si intuisce dalle dichiarazioni di Tomba il film era stato inizialmente pensato per la tv, Mediaset, due puntate da 90 minuti dal titolo “Turbo” e dato che anche Michelle Hunziker era stata inserita nel cast i due posarono per TV Sorrisi e Canzoni. Ma poi la fiction fu cancellata e la sceneggiatura fu ripensata per il film.

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Tomba ha anche, un po’ ingenerosamente, dichiarato che il regista aveva una certa età, poverino: era vero, Damiano Damiani aveva 78 anni ed era al suo penultimo film, e sappiamo che molti registi, con l’età che avanza, non chiudono in bellezza la propria carriera; della sua bisogna ricordare che è stata piena di successi nel filone poliziesco che era seguito a un primo impegno nel cinema politico e civile, e basta ricordare due titoli su tutti: “Il giorno della civetta” e “Pizza Connection”, senza però dimenticare la sua incursione nell’horror americano con “Amityville Possession”. Per quanto vecchio e stanco possa essere stato il regista si sarà certamente accorto che la sceneggiatura era terribile e vi si sarà dedicato, come si dice nel gergo dell’ambiente, solo per fare una marchetta, e di fatto anche tutti gli ottimi caratteristi, che fanno da supporto all’improbabile duetto protagonista, sembrano distratti e svogliati, con un atteggiamento da prendi i soldi e scappa.

Intervista allo sceneggiatore Dardano Sacchetti - il Davinotti

E ancora mi chiedo: perché la produzione ha portato avanti un simile progetto? Il difetto primario è nella terribile sceneggiatura che andava cestinata subito, licenziando in tronco lo sceneggiatore che, pure, non era nato ieri: Dardano Sacchetti aveva cominciato a scrivere per Dario Argento e, fra polizieschi e horror, fra cui anche l’Amityville di Damiani, si era fatto un nome nel glorioso cinema di serie B. Da dove viene tanta inconsistenza e tanta banalità narrativa? sembra che le battute di lei siano scritte da una di quelle ragazzine che leggevano Cioè e le battute di lui da un ragazzino appassionato di Lanciostory, per non parlare della trama che fa il verso alle commedie d’azione brillanti americane ed è una stiracchiata inconcludente sequela di luoghi comuni. Non so quanto danno abbia potuto fare il montaggio, a leggere lo sfogo di Tomba, ma c’era davvero poco da cavare da una tale sceneggiatura, e regista e cast al completo se ne devono essere accorti. Solo gli inesperti protagonisti sono caduti dal pero, come si dice, e il produttore che ha avallato il progetto forse perché troppo distratto dall’aroma dello zafferano.

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La Hunziker, che dopo ha fatto solo qualche cinepattone, ha poi ironizzato dicendo che “Alex l’Ariete” l’avevano visto solo lei sua nonna e sua zia. Nei fatti lei fa peggio di Alberto Tomba perché, venendo dalla tv delle paillettes e in generale dal mondo dello spettacolo, ci si aspetta che abbia un’infarinatura di recitazione, invece è totalmente stonata e fa tutte quelle appoggiature su verbi e avverbi e aggettivi che ormai non fanno più neanche gli amatoriali ma solo i bambini alla recita dell’asilo: per essere credibile avrebbe dovuto avere le treccine e il cestino col pranzo.

ALEX L'ARIETE – CINEMA ZOO
Ramona Badescu e Alberto Tomba prima degli artistici bacetti

Anche lui non ha fatto nulla per prepararsi al salto nel vuoto: avevamo imparato a sentirlo parlare in tv e non ci saremmo aspettati da lui una bella dizione e una cadenza pulita dal regionalismo, e quando nel film discetta del più e del meno è assai più naturale di lei: solo quando deve metterci dei sentimenti più forti – la rabbia, lo stupore, l’avvilimento, l’ironia – è evidente che non sa dove trovare quei sentimenti perché gli avranno detto sii te stesso e andrà tutto bene, che è quello che si dice sempre ai principianti impreparati: ma Alberto Tomba non è Alex Corso l’Ariete e se n’è accorto sul set, a cose fatte. Dirà delle scene d’amore dove si sbaciucchia con Ramona Badescu che lui era impacciato perché quelle cose lì le sapeva fare solo in privato…

In quanto al privato, il ragazzone, anzi stavolta ragazzaccio, era apparso nudo nel 1995 su un servizio di Evatremila che lo aveva addirittura messo in copertina con lo zizì, come all’epoca la rivista vezzeggiava l’intimo maschile, coperto da una patina da grattare via con una monetina: gratta e vinci lo zizì di Alberto Tomba, pienamente esposto nelle pagine interne. Seguì polemica non si sa quanto costruita a tavolino perché l’intento sembrava proprio quello di “spogliare” Tomba dalla divisa del carabiniere e dalla tuta dello sciatore per consegnarlo alle masse del pettegolezzo prima del suo debutto sullo piccolo o grande schermo e lanciare una nuova carriera.

Così la critica: Maurizio Porro sul Corriere della Sera: “Tutto ha l’aria di essere al limite della presa in giro, i livelli narrativi sono di guardia, l’epica espressiva dei comprimari da manuale. Tomba è Tomba, un non attore consapevole di esserlo e che gioca il suo fascino”. Luca Bottura sull’Unità: “Il film che ha fatto pentire i fratelli Lumière di aver inventato il cinema”. Enrico Magrelli sul sito FilmTv.it definisce “distratta” la regia di Damiani e giudica la sceneggiatura “meno probabile di certi fumetti del Monello” commentando causticamente che il film aspira “ad un posto d’onore di quel cinema stracult che, nonostante il nome da cenacolo di disperati, resta brutto, abborracciato, scritto da analfabeti reali o da finti illetterati, interpretato da disoccupati male organizzati”.

Assolutamente contenti del clamoroso insuccesso favoleggiarono pure di un sequel: “La gara di Alex”, protagonista stavolta Valentino Rossi, ma non se ne fece nulla ed è un peccato perché oggi io avrei avuto un’altra perla da raccontare. Ma sinceramente, in conclusione, come Bud Spencer ha avuto i suoi successi, star di un cinema per il quale non ho mai speso una lira, scritti appositamente intorno a lui, anche Alberto Tomba avrebbe potuto avere un suo percorso cinematografico con film per famiglie se solo fosse stato circondato da persone intelligenti e lungimiranti. Michelle Hunziker no, per carità, che rimanga a fare la Striscia la Notizia!