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tuttAPPosto, la filosofia della minchiata

Tuttapposto è un’app che gli studenti universitari di un’immaginaria città siciliana (i set reali sono stati Acireale e Catania) creano per valutare e denunciare l’operato di un corpo decente familista e corrotto: l’idea è vincente e ha prodotto un film per universitari che riempiono la sala e che ridono molto generosamente a battute e situazioni che li riguardano molto da vicino. Mente del progetto è il giovane comico palermitano Roberto Lipari che scrive il film con un paio di amici e si fa dirigere da Gianni Costantino, regista attivo nel dirigere comici in commedie dimenticabili tipo “Ravanello pallido” con Luciana Littizzetto. Personalmente non amo i comici al cinema, li apprezzo nel tempo limitato di uno sketch televisivo. Amo ancora meno i comici siciliani perché nel loro umorismo riconosco l’idiozia del siciliano comune: la loro capacità è quella di cogliere e sintetizzare la comicità diffusa di un popolo e rivenderla come genio individuale: è quello che ha fatto Nino Frassica negli anni ’80.

Roberto Lipari fa lo stesso e si mette in film col suo stesso nome: è simpatico, fa sorridere, gli universitari in sala ridono di cuore alle sue battute che sono le loro stesse, retorica e luoghi comuni in cui si riconoscono, qui conglomerati in un film consolatorio che fa leva sul sentire comune delle marachelle giovanili pervase di buoni sentimenti e con lieto fine dietro l’angolo. Il suo film fa l’apologia della minchiata e ne spiega la filosofia alla bella studentessa russa in viaggio con Erasmus; e di minchiata in minchiata mette insieme una sceneggiatura vivace, ricca di caratteri gradevoli intelligentemente affidati a veri attori professionisti, noti e non, che riescono a dare spessore alla carta velina.

Il padre, Magnifico Rettore, è Luca Zingaretti che ahinoi ricicla il suo dialetto sicilianese di Montalbano e sembra incartato in un personaggio in cui non crede, poco credibile anche per un trucco e parrucco approssimato: si vedono il bordo e la colla dei capelli ad aureola intorno alla sua troppo famosa pelata e baffi e barbetta sembrano quelli del parrucchiere sotto casa. Molto meglio la madre, Silvana Fallisi, nella vita moglie di Aldo Baglio (Aldo Giovanni e Giacomo) qui nel ruolo di una casalinga che sfoga la sua infelicità matrimoniale (è solo un’intuizione) nel fare torte, ma che si prenderà la sua rivincita nel finale.

Il corpo docente è variegato: ci sono i caratteristi di lungo corso come Paolo Sassanelli, Ninni Bruschetta e un Maurizio Marchetti che, qualsiasi sia il film o la serie tv, drammatico o brillante, non è mai sottotono né sopra le righe e conferisce ai suoi personaggi una sempre fluida credibilità; e ci sono i volti meno noti ma non per questo meno validi: Angela Di Mauro, Maurizio Bologna, Angelo Tosto, Gino Astorina e una godibilissima Barbara Gallo come abbottonatissima professoressa sessuofoba che si trasforma in una scollacciata milf sessuomane dai generosi decollété.

Gli amici studenti sono interpretati da Viktoriya Pisotska, Francesco Russo, Carlo Calderone e Simona Di Bella. Completano il cast Sergio Friscia come ristoratore e Monica Guerritore come ministra dell’Istruzione in un film che, facendo della filosofia della minchiata il suo corpo narrativo, come andrebbe definito?