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Padrenostro

Un film che gioca con la memoria, immediatamente assimilabile per mezzo della figura paterna centrale nel racconto, all’opera prima di Marco Mancini “Non odiare”, anch’esso con un protagonista premiato a Venezia 2020 con il collaterale Premio Pasinetti, Alessandro Gassmann. Ma raccontati sul filo della memoria abbiamo recentemente anche visto due film al femminile e siciliani: l’onirico “Le sorelle Macaluso” di Emma Dante e “Picciridda” di Paolo Licata – come se una buona fetta dei nuovi cineasti italiani sentisse la necessità di ridefinire il presente, e la nostra identità umana e sociale, attraverso il passato, qualsiasi esso sia stato e da qualsiasi punto di vista oggi lo si guardi.

Johannes Bückler в Twitter: "Il vicequestore Alfonso Noce uscì ferito  quindi si parlò di un attentato fallito. Ma qualcuno ci aveva lasciato la  pelle. Un povero onesto lavoratore. E questo mio ricordo

“Padrenostro” si ispira a un fatto accaduto nel 1976: l’attentato al vicequestore Alfonso Noce, padre del regista, da parte dei Nuclei Armati Proletari, in cui Noce rimase solo ferito mentre persero la vita un poliziotto e un terrorista. Ma Claudio Noce parte dalla storia vera per raccontare una favola, un punto di vista narrativo che da quel fatto tragico procede in un racconto di formazione e, soprattutto, di pacificazione.

Pinocchio and Lucignolo – Glenda Vaccaro – Bessarte

Il punto di vista è quello del dodicenne Valerio, figlio del vicequestore Delle Rose che dalla finestra assiste all’attentato, e già in questo l’autore opera una trasfigurazione, in quanto all’epoca lui aveva solo due anni e fu il fratello maggiore ad assistere alla sparatoria. la favola continua con un novello Lucignolo, l’enigmatico Christian di due anni più grande, che avvicina il Pinocchio-Valerio per condurlo in un paese dei balocchi che non c’è, come l’isola di Peter Pan, un mondo alternativo a quello degli adulti fatto di patti infantili, piccoli segreti e innocenti monellerie, in cui si evidenziano la misteriosa ed amara solitudine dell’orfano Christian, ancora una volta assimilabile a un personaggio classico delle favole, l’orfano Oliver Twist, che osserva e invidia il perfetto quadro familiare dei Delle Rose in cui pian piano si introduce, e non si sa con quali intenzioni. Come nelle favole il racconto cinematografico fa leva sulla nostra sospensione dell’incredulità, e noi facciamo finta di non chiederci come mai un poliziotto, già vittima di un attentato, non si chieda chi sia quel nuovo amico del figlio e non indaghi l’identità del ragazzo, e la sua provenienza. Per chi non avesse visto il film non svelerò qui questo mistero.

Venezia77: “Padrenostro” con Pierfrancesco Favino vincitore della Coppa  Volpi

Pierfrancesco Favino ha vinto la Coppa Volpi ma c’è stato anche il premio collaterale Miglior capo macchinista a Raffaele Alletto. Notevoli le interpretazioni dei ragazzi Mattia Garaci come Valerio e Francesco Gheghi come Christian, senza dimenticare Barbara Ronchi nel palpitante ruolo della madre-moglie.

Festival di Venezia, Pierfrancesco Favino travolgente al photocall di  Padrenostro

Fanno da cornice a questo racconto sospeso fra l’incanto di un punto di vista infantile e il ricordo di una tragedia, un antefatto e un epilogo in cui ai giorni nostri si ritrovano Valerio e Christian da adulti, con un abbraccio che cancella tutte le questioni sospese: le memorie personali e la memoria collettiva, i sensi di colpa e quelli di vendetta, il senso condiviso di inadeguatezza. Lo scenografo Paki Meduri si presta a dare il suo volto al Valerio adulto e Giordano De Plano è Christian. In conclusione un fatto biografico che intelligentemente diventa qualcos’altro, nella consapevolezza che qualsiasi biografia è sempre un racconto di fantasia, vuoi perché la memoria è naturalmente selettiva e vuoi perché ognuno sceglie di raccontarsi come meglio gli pare. Se ne conclude, rifacendosi a Pirandello, che la verità non può mai essere raccontata. E se poi diventa dichiaratamente una favola tanto meglio.

PadreNostro - Lucca Cinema