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Avatar – la via dell’acqua

Comincia come un western con gli indiani che assaltano il convoglio ferroviario dei coloni invasori e finisce con una riedizione fantasy del “Titanic” che affonda; in mezzo storie di famiglie e di tribù che impareranno a conoscersi e a unirsi contro il nemico e, soprattutto, storie di teenagers con gli ormoni in subbuglio, passando anche attraverso una citazione di Moby Dick, la balena bianca”. Il primo “Avatar” del 2009 è stato un grandioso evento cinematografico perché il suo autore e creatore, è il caso di dirlo, ha proprio creato un mondo fin nei minimi dettagli consentendo agli spettatori un’esperienza immersiva mai provata prima: non erano solo scenari fantasy che facevano da sfondo ai personaggi e alla vicenda ma una vera e propria realtà alternativa e viva, protagonista essa stessa della nuova narrativa.

Il progetto “Avatar” prende vita nella mente di James Cameron nell’ormai lontana metà anni ’90 ma all’epoca, e secondo la tecnologia del tempo, fu stimato che un film di quella portata sarebbe costato qualcosa come 400 milioni di dollari: una follia. Così l’autore-creatore concentrò le sue energie e i suoi soldi, e non soltanto i suoi, nella realizzazione di “Titanic” (1997) che costò soltanto 200 milioni di dollari più gli spiccioli per la promozione: altri 85 milioni. Il film incassò quasi 2 miliardi di dollari e sarebbe stato superato proprio da “Avatar” che arrivò quasi a 3 miliardi piazzandosi come miglior incasso mondiale. Questo sequel ha incassato 2 miliardi e mezzo ed è il maggior incasso post pandemia, senza però raggiungere l’exploit del primo capitolo: che cosa non ha funzionato?

Per chi ama il genere il film è perfetto ma strada facendo – sono passati 13 anni dal primo capitolo – ha perso un po’ di pubblico per vari e molteplici motivi: tanti sono morti per pandemia Covid; tanti altri con il lock-down hanno perso l’abitudine di andare al cinema, altri ancora che sono corsi a vedere il primo “Avatar” perché fans dei fantasy sono rimasti parzialmente delusi perché in quel mondo non c’erano super-eroi in calzamaglia coi quali identificarsi e nei quali travestirsi nei vari festival cosplay; e poi ci sono quelli, ci sono sempre, che ne sono rimasti definitivamente delusi. Io personalmente appartengo alla categoria lockdowner (è un mio neologismo).

Visto in tv questo sequel ha per me perso la principale attrazione: la magia della sorpresa per i dettagli di mondi inesistenti, che oggi diventa semplice ammirazione per quello che ancora Cameron si inventa: sposta l’avventura dagli ambienti forestali a quelli marini e lì altri scenari, altre faune, altre vegetazioni che continuano a incantare senza più però sorprendere: il gioco è scoperto. Negli anni passati su Pandora il protagonista umano riconvertitosi Na’vi ha messo su famiglia e figliato: qui purtroppo tornano le già troppo viste dinamiche familiari, con questi adolescenti che fanno in chiave fantasy quello che fanno tutti gli adolescenti nei film con e per adolescenti: litigano e poi solidarizzano, maschi e femmine si fanno gli occhi dolci, si buttano nella mischia senza pensare alle conseguenze diventando però eroi loro malgrado. Tutta narrativa cinematografica trita e ritrita innestata su un mondo fantastico con una filosofia troppo scopertamente New Age: il divertimento rimane ma non c’è più l’incanto.

CCH Pounder

Tornano i protagonisti del primo capitolo Sam Worthington e Zoe Saldana, con Sigourney Weaver che interpreta madre e figlia: la intravediamo per pochi secondi prima di ritrovarla formattata in blu come Kiri, ovvero figlia naturale Na’vi del suo primigenio personaggio umano (genesi che in un breve passaggio narrativo resta oscuro anche agli stessi personaggi, figuriamoci a noi spettatori), ragazza che viene adottata dalla famiglia Sully; quarto nome in elenco è Stephen Lang nel ruolo del cattivo morto nel primo capitolo, e qui anche lui torna riformattato in Na’vi perché possa continuare a dare filo da torcere ai nostri eroi pacifisti figli dei fiori cosmici la cui figliolanza è interpretata da giovani attori di cui non vediamo mai le vere sembianze, né tantomeno sentiamo le vere voci se vediamo il film col doppiaggio italiano – in pratica cartoni animati: Britain Dalton che è figlio di Timothy Dalton, Jamie Flatters e Trinity Jo-Li Bliss cui si aggiunge Spider, il giovane umano ribelle amico dei ragazzi Sully, interpretato da Jack Campion. Nel ruolo della saggia nonna blu torna CCH Pounder.

Il cast degli adolescenti con le loro reali sembianze: Jack Campion, Filip Geljo, Jamie Flatters, Bailey Bass, Trinity jo-Li Bliss, Britain Dalton e Duane Evans Jr.

La nuova famiglia Na’vi che impariamo a conoscere è quella che vive sulle isole della barriera corallina dove i Sully si rifugiano. Gli interpreti sono Cliff Curtis come capo tribù con l’amichevole partecipazione di Kate Winslet come sua moglie che torna a lavorare con James Cameron dopo “Titanic” e si attende il suo co-protagonista Leonardo Di Caprio nel terzo capitolo della serie. Gustosa curiosità: la Winslet è rimasta in apnea per 7 minuti e 14 secondi superando il precedente record di 6 minuti detenuto da Tom Cruise e stabilito durante la lavorazione di “Mission: Impossible – Rogue Nation”. I loro figli sono interpretati da: Bailey Bass, Filip Geljo e Duane Evans Jr. Tutti interpreti che hanno recitato con il motion capture per essere trasformati in Na’vi e di cui non vediamo mai le vere sembianze. Fra i cattivi torna Matt Gerald e si aggiungono la generalessa Edie Falco e il capitano Brendan Cowell che tiranneggiando lo studioso Jemaine Clement va a caccia di balene aliene. Fra gli altri umani da laboratorio in ruoli minuscoli Giovanni Ribisi e Joel David Moore. Non ci resta che vedere il capitolo 3 ma anche il 4, il 5…