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“The Wolf of Wall Street” e “Dallas Buyers Club” – due storie vere in corsa per l’Oscar

Entrambi nella categoria Miglior Film, Migliore Attore Protagonista e Non Protagonista. Ma io ho la sensazione che, nonostante “The Wolf of Wall Street” sia candidato anche per la miglior regia di Martin Scorsese, resterà a bocca asciutta.

Entrambi i film sono stati fortemente voluti dai protagonisti e tratti dai libri che personaggi reali hanno scritto sulle loro (dis)avventure. In entrambi interpretazioni straordinarie ma, da spettatore comune benché attento, mi è arrivato il messaggio che il lavoro di DiCaprio sia ego-centrico (come egocentrico è il personaggio) mentre l’impegno di McConaughey è tutto rivolto all’esterno, a veicolare l’impegno di un personaggio che, partendo da se stesso e dal suo dramma personale, è diventato il portavoce di tutta una comunità, quel Dallas Buyers Club, appunto, che ha fondato per aggirare le leggi sulla distribuzione di farmaci: bastava iscriversi al club versando una consistente quota associativa per avere “gratis”, e di fatto di contrabbando, i prodotti medicinali ancora sperimentali per la cura dell’Aids. Si era sul finire degli anni ’80, Rock Hudson era appena morto con l’infamia postuma della sua venefica omosessualità, e l’eterissimo omofobo Ron Woodroof – interpretato da un Matthew McConaughey che finalmente intorno ai quaranta smette i panni del bello da copertina e compare nell’apertura del film già magrissimo e visibilmente malato – scopre appunto di avere un mese di vita. Attraverso un percorso di conoscenza e di presa di coscienza mette su l’avventura della sua vita, della vita che gli rimane, e che nonostante la “condanna” si protrarrà ancora alcuni anni, attraverso la ricerca e la distribuzione di farmaci alternativi famigerato AZT ma ancora illegali. In questa sua impresa di auto-salvezza, anche morale e umana, coopta un travestito conosciuto in ospedale, anche lui malato oltre che tossicomane, interpretato da un altro bello in stato di grazia, un Jared Leto perfetto col suo faccino molto femminile che nella vita reale spesso ricopre con un barbone da sciupafemmine: ed è la candidatura come Non Protagonista.

“The Wolf of Wall Street” ha ai miei occhi solo il merito della regia di Scorsese che confeziona un film di tre ore (di orologio) tutto su DiCaprio che, pur non annoiando mai, alla fine mi sono detto: ma che me ne importa a me di questo stronzo che frega i risparmi ai poveri cristi passando da un’orgia all’altra e scivolando sulle piste di cocaina come sull’ottovolante del lunapark. Il personaggio è negativo e non lo nasconde, anzi se ne compiace. DiCaprio è molto bravo ma anche lui si compiace nel compiacimento del suo personaggio e peccato per lui che non gli abbiamo neanche riconosciuto la candidatura all’Oscar nel 2011 per la sua interpretazione (quella sì davvero straordinaria) di “J. Edgar” sulla vita del primo e controverso direttore della Cia, Hoover: un’occasione davvero mancata e Leonardo è ancora alla ricerca del premio perduto. Ma detto fra noi questo film potrebbe essere accorciato di un’ora e nessuno si perderebbe nella trama dato che si ripete sempre uguale: è una storia che probabilmente ha un senso per il pubblico americano che lo scorso decennio ha assistito e patito grossi scandali a Wall Street, ma per lo spettatore medio italiano, che tutt’al più investe e in Bot e Cct, rimane uno spettacolo pirotecnico, fine a se stesso, e neanche tanto divertente: un veicolo per un Oscar che quasi sicuramente non arriverà. Altro discorso per il sodale del Lupo di Wall Street, una spalla-amico-complice interpretato da Jonah Hill che, passando dai film demenziali per teen-ager, è arrivato al cinema mainstreem dove subito si procura candidature agli Oscar: questa del 2014 appunto e l’altra del 2011 dove era la spalla di Brad Pitt in “L’Arte di Vincere”, uno di quei film sul baseball che qui in Italia hanno sempre scarso pubblico. E anche se la mia simpatia rimane per il travestito di Jared Leto penso che la sua interpretazione in questo film potrebbe essere davvero vincente.

Per dovere di cronaca devo ricordare gli altri candidati nelle due categorie: come Migliore Attore Protagonista ci sono il quotatissimo Christian Bale per “American Hustle”, il nero inglese Chiwetel Ejiofor per “12 anni schiavo” che potrebbe essere la sorpresa dell’anno nonostante sia già andato a bocca asciutta al Golden Globe vinto proprio da DiCaprio, e il vecchio caratterista Bruce Dern per “Nebraska”, un outsider che proprio per la sua età riceverebbe una sorta di riconoscimento alla carriera, ma ci credo poco. Io punto su Matthew McConaughey e domani sera vedremo.

E per finire: ho messo insieme questi due film perché, oltre a essere entrambi tratti da storie vere ed essere entrambi favoriti, ritroviamo entrambi i protagonisti, Leonardo DiCaprio e Matthew McConaughey, confrontarsi in una gustosa scena all’inizio di “The Wolf of Wall Street” dove l’ancor giovane lupo riceve i cinici insegnamenti del più anziano squalo di Wall Street, e anche in quella scena Matthew batte Leonardo 1 a 0.