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Richard Jewell, un altro gioiello di Clint Eastwood

Il bello del cinema di Clint Eastwood è che Clint Eastwood cambia sempre ispirazione e le storie che racconta sono sempre diverse, ma sempre emozionanti perché il Gran Vecchio – novant’anni quest’anno – qualsiasi sia la storia, guarda sempre dentro l’animo umano e lo fa con tale sapienza da condurre i suoi attori quasi sempre alla cerimonia degli Oscar: con questo film ottiene la candidatura come non protagonista Kathy Bates nel ruolo della palpitante e confusa (e che n’è di che) madre del protagonista, che interpretato da Paul Walter Hauser ne avrebbe meritata una anche lui, ma tanto, con il “Joker” di Joaquin Phoenix in gara non c’è trippa per gatti. Hauser, comunque, ha avuto la sua nomination al National Board of Review Awards come migliore rivelazione.

La storia viene dalle cronache americane, quelle che non arrivano da noi, ed è una storia di mala giustizia: una giornalista rampante (Olivia Wilde) in cerca di scoop, in ambiguo corto circuito (scopano) con un ottuso agente FBI (Jon Hamm) che è in cerca di un facile colpevole, consegnano all’opinione pubblica il povero Richard Jewell come terrorista bombarolo di quello stesso episodio di cui per soli tre giorni era stato eroe: in realtà aveva sventato una strage individuando uno zaino-bomba ma, secondo la facile teoria del bombarolo mitomane in cerca di notorietà, viene messo sulla graticola. Richard Jewell ha però le sue colpe: è un maniaco del controllo e dell’ordine, che in passato ha travalicato i limiti del buon senso e di quelle stesse leggi che lui stesso si dice pronto a servire; è una vittima della sua cieca ammirazione per le divise e del suo indiscusso rispetto per qualsiasi rappresentante delle forze dell’ordine, tale che, da accusato, continua a collaborare con i suoi accusatori perché nell’intimo li rispetta e li ammira: è un personaggio esemplare grottesco e tragico nella sua linearità, un bambinone (è anche un ciccione) che se in passato si è ostinato a perseguire qualsiasi minima deroga dalla semplice buona creanza anche abusando dei suoi poteri, oggi non sa riconoscere l’illegalità e i discutibili metodi con cui l’FBI cerca di incastrarlo.

Chiede aiuto all’unica persona che in passato lo abbia trattato da essere umano: un avvocaticchio molto sui generis che in un attimo si ritrova proiettato nei massimi sistemi della giustizia e che, va da sé, tira fuori il vero avvocato d’assalto che sonnecchiava in lui. Al ruolo si adegua con garbo l’anomalo caratterista pluripremiato Sam Rockwell che con gran disinvoltura passa dai buoni ai cattivi con interpretazioni sempre notevoli.

Resta da annotare che il progetto di questo film era stato avviato anni fa dalla 20th Century Fox con Leonardo Di Caprio e Jonah Hill nei ruoli dell’avvocato e del protagonista, ma ha poi rischiato di essere cancellato quando la Disney ha acquisito la Fox. Al presente sia DiCaprio che Hill restano coinvolti nel progetto solo come produttori ed è la fortuna di Paul Walter Hauser che ottiene il suo primo ruolo da protagonista drammatico: difficile opportunità per un uomo della sua stazza, a meno che non venga dalla comicità, come Jonah Hill appunto, o Jack Black, o Seth Rogen: ex stand up comedians con diverse stazze ma tutti con gli stessi tentativi di dimagrimento da quando fanno il cinema. Nel curriculum di Paul Walter Hauser ci sono molti cortometraggi, uno anche da regista, e recentemente un paio di partecipazioni con buoni ruoli in “Tonya” e “BlacKkKlansman”. Che la mano felice di Clint Eastwood lo abbia avviato a una brillante carriera?