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Miss Marx

Prima presentato in concorso al Festival di Venezia nel settembre 2020 è uscito nelle sale lo stesso mese ma non ha praticamente avuto spettatori data la pandemia in corso e la richiusura delle sale. Recentemente ai David di Donatello ha vinto tre premi tecnici importanti: Miglior Produttore, Miglior Costumista e Miglior Compositore e, insieme a “Volevo nascondermi” che ha fatto incetta di premi, è l’altro film italiano a tema biografico, ma con qualcosa in più, o di diverso: è girato in lingua inglese con un cast internazionale perché scava nelle pieghe della storia europea per raccontare un personaggio minore, e con esso un’epoca da un punto di vista inedito: quello della figlia di Carl Marx. Già per questo, la lungimiranza e il coraggio di spaziare oltre la realtà italiana, merita il premio alla produzione.

Nastri d'Argento. E' “Miss Marx” di Susanna Nicchiarelli il “Nastro  dell'anno” 2021

Scrive e dirige Susanna Nicchiarelli, ancora poco nota al grande pubblico ma autrice assai interessante e di spessore che scrive tutti i suoi film, in alcuni dei quali è anche attrice. Si fa le ossa con documentari e cortometraggi e la sua linea narrativa è presto chiara: le biografie e il comunismo con una visione mitteleuropea del cinema che la proietta sin dall’inizio oltre le Alpi, fuori dai confini spesso troppo stretti di tanto cinema nazionale. Inizialmente, fresca di Centro Sperimentale di Cinematografia, è tentata dalle storie sentimentali al femminile dove l’uomo non è mai quello che dovrebbe essere, ma per fortuna abbandona questo percorso, assai frequentato, e trova l’ispirazione che la conduce fin qui. Dal cortometraggio di animazione “Sputnik 5” spedito dai russi nello spazio nel 1960, in cui racconta l’avventura dell’equipaggio composto da cani topolini e insetti, si lascia ispirare e debutta con il lungometraggio “Cosmonauta” in cui racconta la storia di una bambina italiana nel 1957, di precoce fede comunista, che cresce con la convinzione di poter cambiare il mondo attraverso la rivoluzione comunista che in quegli anni era partita dall’Unione Sovietica che sperimentava i viaggi spaziali: una utopia infantile che si infrange nella realtà del senno di poi. Segue adattando il romanzo di Walter Veltroni “La scoperta dell’alba” che si apre con un omicidio compiuto dalle Brigate Rosse. Poi gira un documentario che parla di amore nell’occasione dell’anniversario della legge sul divorzio, e dopo esce con “Nico, 1988”, film biografico sull’ex musa di Andy Wharol, del 2017, e arriviamo a quest’altra biografia al femminile nel segno del comunismo: Eleanor Marx, che dopo la morte del padre ne segue la strada, propagandando il socialismo nell’Inghilterra fine ‘800 in cui vive, battendosi per le donne e la classe operaia che in lei trovano una felice sintesi per cui l’oppressore è sempre maschio e benestante. Ma sul piano privato è impaniata in una lacerante dicotomia perché vive con un uomo egoista traditore seriale e scialacquatore che, come lei stessa dice, non ha alcun senso morale, ma di cui è irrimediabilmente e tragicamente innamorata: predica la libertà delle donne e lei stessa è vittima di un rapporto mortificante. Muore suicida.

Ne è protagonista, appesantita e resa più scialba di quanto realmente sia, l’inglese di origini ungheresi Romola Garai, già da una ventina d’anni astro in ascesa che però, nonostante riconoscimenti e ruoli significativi, non brilla ancora di luce propria; ma questo nulla toglie al suo talento e all’aderenza emotiva con la quale affronta il personaggio di Miss Marx. C’è da dire che Susanna Nicchiarelli le serve una sceneggiatura eccellente e, poiché la regista è anche attrice, sa come dirigere il cast, osservando e carezzando gli interpreti, lasciando loro il tempo di esprimere le emozioni. Esemplare la scena in cui la coppia esprime tutta il loro disagio e la loro incomprensione per poi scoprire che si tratta della recita di una scena di “Casa di bambola” di Henrik Ibsen, che la protagonista ha tradotto in inglese. L’uomo definitivo della sua vita è il commediografo Edward Avelling interpretato da Patrick Kennedy, mentre Friedrich Engels lo interpreta John Gordon Sinclair già in “Nico, 1988” della Nicchiarelli.

Premio ai costumi di Massimo Cantini Parrini fresco di candidatura all’Oscar per il “Pinocchio” di Matteo Garrone, e premio al compositore musicale che è il gruppo rock, o post rock per gli intenditori, Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo, di cui l’autrice usa i brani ipermoderni per commentare scene fine ‘800 con un’innovazione stilistica che si deve, però, alla Sofia Coppola di “Marie Antoinette”.

Sono certo che per Susanna Nicchiarelli questo sia solo l’inizio: il suo gusto per le biografie, le donne fuori dal comune, il confronto con le nostre radici socialiste e comuniste e soprattutto il suo sguardo fuori dal tempo contemporaneo e dai nostri confini, anche culturali, la porteranno a fare grandi film che riempiranno le sale.