Archivio mensile:Maggio 2019

Dolor y Gloria, e premio a Cannes

Almodóvar, di casa a Cannes ma non solo, torna a vincere con l’interpretazione del suo amico Antonio Banderas la cui qualità dell’interpretazione è lampante sin da subito nel suo sguardo acuto e indagatore ma anche sperduto, di uno che è abituato a pensare ogni parola ma che nel contempo ha perduto se stesso. Insomma, Pedro affidando ad Antonio di interpretarlo, ha fatto centro con un film denso, drammatico ma al contempo lieve e che si lascia seguire con una leggero sorriso per l’intera durata. Lontano anni luce dai film surrealisti e grotteschi che lo hanno imposto all’attenzione internazionale e lontano anche, per fortuna, dai film degli ultimi anni dove il suo talento, perdendo la sua visionarietà, si era anche perso per strada.

Questo film si allaccia al meno riuscito “La Mala Educación” che altrettanto si ispirava alla sua infanzia ma, sempre nell’ambito della “auto-fiction” come fa dire a uno dei suoi personaggi, questa finta autobiografia fa centro nei nostri cuori per il grande equilibrio dell’avvenuta maturità col quale gestisce l’intero racconto: come lui dice in un’intervista ciò che vediamo nel film è vero al 30% ma intimamente vero al 90%. Sono veri gli arredi e i quadri della casa del protagonista, il regista in crisi e dalla salute precaria Salvador Mallo, che provengono tutti dalla sua casa. E’ vera la dipendenza da cocaina che qui racconta senza filtri o false giustificazioni, ed è vera la crisi creativa che, fondamentalmente, è ciò di cui parla il film: un film sul processo della creatività narrativa ma anche sull’amore, quello per la madre e quello per gli uomini.

Senza grandi colpi di scena porta tutti i colpi a segno, oscillando fra il passato che racconta la sua infanzia felice interrotta dalla visione del corpo nudo di un uomo in un espediente narrativo di gran classe, e il presente dove incanutito si trascina fra acciacchi e dipendenza e vecchi rancori fino al momento in cui decide di riprendere in mano la sua vita e tornare alla salvifica creatività.

Penélope Cruz è la sua solare madre della gioventù, interpretata sul letto di morte da Julieta Serrano. Asier Etxeandía è l’altro protagonista e rivelazione del film, new entry nella filmografia di Almodóvar e qui intenso nemico-amico del protagonista. Leonardo Sbaraglia, anche lui alla sua prima volta con Pedro, è il grande amore che torna dal passato e come amica e confidente ritroviamo la veterana almodovariana Cecliia Roth. Ma va ricordato anche il protagonista bambino Asier Flores con la sua grande espressività e simpatia; César Vicente è il giovane uomo amico troppo prematuro della sua infanzia e Raúl Arévalo è il padre.

Finale almodovariano che con una carrellata svela i segreti della narrativa filmica. Applausi interiorizzati.