Archivio mensile:gennaio 2019

Regine inglesi al cinema e in corsa per gli Oscar

Un solo pomeriggio-sera, un’occasione da non mancare per gli appassionati del genere, la visione di due film storici su regine inglesi: “La Favorita” e “Maria Regina di Scozia” sul più famoso duetto-duello regale della storia inglese, fra Mary Stuart ed Elizabeth Tudor. Il dramma teatrale di Friedrich Schiller “Mary Stuart” ha anche ispirato l’opera lirica “Maria Stuarda” di Gaetano Donizetti e ha avuto da noi un’epica regia teatrale di Franco Zeffirelli del 1983 con le regine del palcoscenico Rossella Falk e Valentina Cortese.

Nei decenni l’intricata e intrigante vicenda è stata ispirazione per diversi film fra i quali vale la pena ricordare il muto “Regina Elisabetta” con Sarah Bernhardt del 1912; una “Maria di Scozia” del 1936 con Katharine Hepburn cui fece seguito l’anno dopo una “Elisabetta d’Inghilterra” con Vivian Leigh; del 1953 è “La regina vergine” con Jean Simmons come Elisabetta ma non dimentichiamo Bette Davis che ha impersonato Elisabetta in due diversi film: “Il conte di Essex” del 1939 con Errol Flynn che nel titolo inglese era “The Private Lives of Elizabeth and Essex” e Il favorito della grande regina” del 1955 con Richard Todd; nel 1971 arriva “Maria Stuarda regina di Scozia” con le duellanti Vanessa Redgrave e Glenda Jackson. In anni più recenti abbiamo visto Cate Blanchett nei due film “Elizabeth” del 1998 cui ha fatto seguito nel 2007 “Elizabeth: the golden age”.

Nel film attuale, ben diretto dalla regista teatrale Josie Rourke, raccolgono i pesanti testimoni la ventiquattrenne irlandese Saoirse Ronan già dotata attrice bambina, tre volte candidata agli Oscar, e la ventinovenne australiana Margot Robbie candidata all’Oscar lo scorso anno per “Tonya”. Due astri nascenti di sicuro talento che reggono in modo eccellente il peso delle parti in un film che rilegge la vicenda in chiave più femminile e femminista dove i caratteri maschili sono rivelati come doppiogiochisti e manipolatori. Ma nessuna candidatura per le due, stavolta, e a mio avviso le avrebbero meritate.

Film storicamente fedele aggiunge il dettaglio del vaiolo che avrebbe deturpato Elisabetta, che da quel momento in poi si coprirà il viso di una maschera bianca alla biacca avvelenandosi col piombo della mistura. Più risalto è data alla vicenda omosessuale del menestrello italiano Davide Rizzio (Ismael Cruz Còrdova) che si porta a letto il bel marito di Maria (Jack Lowden) ansioso di potere oltre che di vino e piaceri alternativi; ansia di potere che ha anche il di lei fratellastro James (James Mc Ardle); alla corte di Elisabetta tramano i manipolatori Lord Maitland (Ian Hart) e Willian Cecil (Guy Pearce). Una nota a parte sul nero Adrian Lester che interpreta l’ambasciatore Lord Randolph in un’epoca in cui i neri erano solo schiavi servi e valletti, in questo ruolo solo perché la produzione, inglese, si deve preoccupare delle “quote” di colore di pelle inserite nel cast, quel politically correct che vede anche la cinese Gemma Chan come dama di compagnia di Maria. Ricordiamo le altre candidature all’Oscar per i costumi e per trucco e parrucco davvero eccellenti.

Conclusione sul fatidico e tanto atteso incontro fra le due regine qui ottimamente drammatizzato in un capanno dove sono stesi ad asciugare panni di lino come vaporoso labirinto in cui si muovono le due donne. Questo incontro, già nel dramma di Schiller e momento topico di ogni rappresentazione di questo dramma in ogni sua forma, non è storicamente certo che sia avvenuto ed è soltanto verosimile più che vero, credibile e plausibile, e in mancanza di prove opposte diventa immancabile appuntamento drammaturgico.

Di tutt’altro stile “La Favorita” del greco Yorgos Lanthimos che ha trovato in patria i soldi della produzione che batte bandiera greca. La vicenda mette in campo la regina Maria con tutti i suoi acciacchi, capricci, debolezze, indolenze, dolori, insicurezze, crisi ed estasi per la passione omosessuale e perversa per la sua favorita che ben presto trova una degna rivale a contendersi i favori della regina in una sorta di “Eva contro Eva” fra crinoline e veleni.

Ricordando che questa Anna è pronipote di Mary Stuart il cui figlio è stato nominato erede al trono da Elizabeth, al contrario dell’altro film che spiega la vicenda storica con veloci e necessarie scritte, qui non sappiamo nulla di questa regina e chi non conosce dettagliatamente la storia inglese si trova spiazzato: sembra che alla sceneggiatrice Deborah Davis e al regista, più del contesto storico importi il dettaglio della vicenda minima che si svolge tutta nel chiusa del palazzo reale che, a dispetto dei grandi spazi, risulta opprimente e claustrofobico, grazie alla fotografia che al giorno dà un lucore grigiastro e alle notti le guizzanti fiammelle delle candele.

Mentre “Maria” è drammaticamente solenne questo film è dichiaratamente divertente, da un lato prendendosi gioco dell’imbarazzante regina e dall’altro mettendo in campo un duello femminile fra le due favorite senza esclusione di colpi bassi. Si ride spesso delle feroci schermaglie e delle battute al vetriolo di cui è cosparso l’intero film: “Siete venuto a corteggiarmi o a violentarmi?” “Sono un gentiluomo!” “Allora violentatemi.” Abbonda anche un altrettanto divertente turpiloquio credibilmente in linea anche con le corti reali del passato mentre più azzardati e surreali e grotteschi mi sembrano altri passaggi, fra cui una danza di corte che diventa troppo moderna e un uso spropositato di grandangolo e di occhio di pesce che storpiando le inquadrature include spazi immensi in un racconto drammatico che non c’è. Ma anche qui c’è la visione femminile e femminista del mondo passato e se da un lato le donne sono mostrate al naturale o sobriamente truccate, gli uomini sono dei cicisbei imparruccati che si trastullano in discutibili giochi di corte mentre giocano alla guerra con una Francia che qui, a differenza dell’altro film, è solo un’ipotesi lontana come un gioco da tavolo. Non si fa cenno al dramma delle differenze religiose sempre presente nelle corti inglesi passate e tutto il film gioca sul gioco al massacro delle tre donne protagoniste: a mio avviso, tolti gli orpelli, i merletti, i candelieri e le boiserie, resta solo un film del genere amiche-nemiche abilmente confezionato e collocato in un’epoca remota di cui mostra solo le spettacolari esteriorità di trucco e parrucco. Senza il contesto storico è una vicenda che potrebbe essere collocata in qualsiasi periodo e in qualsiasi luogo.

Candidature agli Oscar per tutti: regista, sceneggiatrice, direttore della fotografia, scenografia, costumi, montaggio e miglior film. Per la protagonista Olivia Colman che è la regina Maria già premiata con la Coppa Volpi a Venezia e con il Golden Globe. Per le non protagoniste Rachel Weisz e Emma Stone, entrambe già Oscar e Golden Globe che saranno così rivali anche alla serata delle premiazioni, e stavolta non c’è una favorita. Alla fine l’Oscar è andato a Olivia Colman, a bocca asciutta tutte le altre.