Archivio mensile:settembre 2017

Dunkirk, il film che mancava

“E’ un vigliacco?” chiede il ragazzo del soldato impaurito. “No, è traumatizzato” gli risponde il saggio anziano. Questo scambio di battute non sarebbe mai potuto avvenire nei classici film di guerra, quelli che rivediamo in tv, dove c’erano i vigliacchi e gli eroi, i buoni e i cattivi, sani princìpi e precise regole comportamentali. Oggi tutto è messo in discussione, fortunatamente aggiungo. Dopo il Vietnam ci si è accorti che i ragazzi che tornano dal fronte soffrono di stress post-traumatico e molti non si riprendono più, come viene suggerito in quello scambio di battute.

Dunkirk è la grafica inglese di Dunkerque, cittadina costiera nel nord della Francia al confine con l’Olanda, dove nel giugno del 1940 si svolse un’epica battaglia mai raccontata al cinema, finora: abbiamo avuto film su Pearl Harbor, sullo sbarco in Normandia, su Londra bombardata, su Parigi occupata, Roma città aperta, le battaglie a Berlino durante il nazismo e poi la disfatta, Stalingrado, Leningrado… dunque questo è il film che mancava. E che film!

Christopher Nolan, che l’ha scritto e diretto, ci pensava da ben 25 anni. L’inizio è spiazzante: non si sa dove siamo, non si sa chi spara, non si sa chi fugge né dove fugge; il nemico non si vede mai e l’amico non sempre è quello che sembra; si sopravvive solo per la fortuna e la capacità di nascondersi e mimetizzarsi, travestirsi, senza preoccuparsi di fare gli eroi e semmai solo portandosi dietro un senso di colpa. Film di azione e di scarsi dialoghi, dialoghi essenziali, esplicativi dove necessario e sempre significativi nei rapidi scambi di battute.

Anche i titoli che ci compaiono davanti non si comprendono subito: La Spiaggia, una settimana; Il Molo, un giorno; Il Cielo, un’ora. E via via che le immagini scorrono ci rendiamo conto dei tre diversi piani narrativi, tre luoghi con tre tempi diversi che vengono raccontati insieme e i cui tasselli tocca a noi spettatori mettere insieme: l’azione che nel cielo degli Spitfire della Royal Air Force si svolge in un’ora viene raccontato all’interno della giornata di uno yacht privato requisito dalla marina inglese che a sua volta viene raccontato nella settimana in cui si è svolta la battaglia sulla spiaggia.

Il film, nella sua struttura, è debitore della magnifica serie tv prodotta da Steven Spielberg “Band of Brothers” che invito a recuperare: giovani reclute allo sbando, là capaci anche di gesta eroiche, qui condannati dalla storia solo alla fuga: inglesi e francesi assediati dai tedeschi sulla spiaggia, e quella che si prospettava come una sanguinosissima disfatta volge, benché trattandosi di ritirata e fuga, in un grande successo: più di 300.000 inglesi vengono messi in salvo, e non abbiamo conto delle truppe francesi.

Il film non cede un attimo e meriterebbe un premio corale a tutti gli interpreti nella certezza che premi tecnici arriveranno. Grandi battaglie aeree, tremendi bombardamenti sulla navi in rada cariche di soldati, tensioni fratricide, fughe rocambolesche e momenti di grande impatto emotivo come quando arrivano “i nostri”: una flottiglia di yacht e pescherecci inglesi privati che hanno attraversato la Manica per venire a salvare i ragazzi, ché di ragazzi si tratta.

Gli interpreti. I volti noti sono: Kenneth Branagh, Cillian Murphy, Mark Rylance e Tom Hardy che si riconosce solo dagli occhi dato che per tutto il film recita con la calotta e la mascherina del pilota aereo, lui sì eroico; i volti più o meno noti: James D’Arcy e Jack Lowden. Il resto della truppa: Aneurin Barnard, Tom Glynn-Carney, Kevin Guthrie, Barry Keoghan, Bobby Lockwood, Adam Long,  Charley Palmer Rothwell, Harry Richardson, Harry Styles, Elliott Titterson, Brian Vernel, Fionn Whitehead.

Cinque stelle da non perdere.