Archivio mensile:gennaio 2017

Il Grande Gigante Gentile

Steven Spielberg torna alla favola e lo fa alla grande mettendo in film il romanzo di Roald Dahl da cui nel 1989 fu realizzato un cartone animato, “Il mio amico gigante”. Ora che i mezzi tecnici lo consentono il film è con attori in carne e ossa e con attori ridisegnati con quella computer grafica con la quale Andy Serkis creò il Gollum del “Signore degli Anelli” di Peter Jackson: una pietra miliare del cinema fantasy. L’ultima incursione di Spielberg nelle favole è stato “le Avventure di Tin Tin” dal celebre personaggio di fumetti francese: il film funzionava ma non ha avuto il successo sperato, forse perché mancava di quella “magica speranza” che è il tocco magico del regista sin dai tempi del suo successo planetario con “E.T.”. Qui c’è tutto lo Spielberg che il pubblico ama: magia, incanto, speranza, buoni sentimenti, ironia. E c’è l’ultima sceneggiatura della sua amica premio Oscar Melissa Mathison alla quale il film è dedicato.

Nel ruolo del gigante buono computerizzato giganteggia Mark Rylance, attore e drammaturgo inglese pluripremiato ma dalle alterne fortune sul grande schermo: nel 2001 è protagonista di “Intimacy” di Patrice Chéreau, uno dei primi film a esplorare il vero sesso in un film non pornografico e interpretato da veri attori: Il film vince l’Orso d’Oro al Festival di Berlino e la coprotagonista, Kerry Fox, vince l’Orso d’Argento come migliore attrice, ed è davvero una prova d’attori per i due coraggiosi interpreti che sfidano il senso comune. Oggi Mark Rylance è fresco dell’Oscar vinto lo scorso anno come spia russa per “Il Ponte delle Spie” sempre di Spielberg che adesso lo ha voluto, e a ragione, protagonista assoluto. E speriamo che lo lanci definitivamente sul grande schermo.

Nel ruolo di Sophie la graziosa convincente debuttante Ruby Barnhill. La regina Elisabetta è la Penelope Wilton vista come governante nella serie tv “Dowton Abbey” e le fanno schiera in questo reame poco realistico e assai favolistico e favoloso Rebecca Hall e Rafe Spall. Jemaine Clement, Bill Hader e Adam Godley prestano voce e lineamenti al computer per gli altri giganti: Inghiotti-Ciccia, Sangue-Succhia e Scrocchia-Ossa davanti ai quali, giganteschi giganti cattivi mangia urbani, il nostro, non è che un misero nanetto vegano. Divertimento assicurato per tutti con annessa consolazione sentimentale e morale.

Passengers: Adamo ed Eva spaziali

Di questo si tratta: l’ennesimo film di avventure spaziali hollywoodiano con annessa necessaria catastrofe stavolta racconta il mito di Adamo ed Eva in salsa cosmica, e laddove nel Vecchio Testamento i due eroi danno vita all’umanità – qui si sacrificano per conservare l’umanità in viaggio verso una colonia planetaria. Per il resto il film mantiene tutte le promesse di spettacolarità benché nulla di nuovo sul fronte stellare: un pizzico di filosofia, dato che dopo il grandioso “2001: Odissea nello Spazio” del grande Stanley Kubrick un po’ di filosofia ci sta bene nel film spaziali, molta introspezione, necessaria in un film che per i primi venti minuti ha un solo personaggio, difficoltà a raccontare in immagini spettacolari qualcosa di veramente nuovo: unico tentativo la grande bolla d’acqua che si forma dalla piscina in mancanza di gravità. Interessanti le motivazioni dei personaggi: lui, meccanico, si è imbarcato per la nuova terra perché sulla vecchia ormai si butta tutto e nulla viene più sistemato, quindi il suo lavoro è diventato obsoleto; lei, giornalista, conta di essere la prima che affrontando in andata e ritorno un viaggio che dura 150 anni (in un sonno criogenetico) sarà la prima a scrivere un libro su un’esperienza unica. Ovviamente il pacchetto prevede delle Star fra le stars.

Dobbiamo ancora familiarizzare con Chris Pratt che, dopo una brillante carriera televisiva e un paio di film azzeccati, quest’anno è protagonista in due film: nel remake de “I Magnifici Sette” è co-protagonista ma qui è protagonista assoluto e regge bene il peso dell’onere. Sua compagna di (dis)avventura è Jennifer Lawrence, ex teenager di successo per film di successo per teenager come gli “Hunger Games” o gli “X-Men” che per talento e fascino è coccolatissima dai registi mainstream e non sbaglia un film: quattro nomination agli Oscar di cui uno vinto per “Il lato positivo”.

Comprimari di gran lusso (in un film dove ci sono solo attori senza contorno di piccoli ruoli e figurazioni) l’inglese Michael Sheen nel ruolo dell’androide barman: personaggio necessario a costruire dei dialoghi in un’astronave deserta, e la grandezza dell’attore si vede quando con un levigato sorriso androico svela un gravissimo segreto; e Laurence Fishburne che, dopo essere stato Morpheus nella trilogia di “Matrix” , è ormai una sorta di padre nobile dei film fantasy: qui, sotto finale, si risveglia accidentalmente – è un ingegnere tecnico – per risolvere il mistero dei guasti cui va incontro l’astronave. Nel quadro finale rivediamo per un istante un sorpreso Andy Garcia, sparito dal cinema da un bel po’, con quella stessa barba nella pubblicità dell’Amaro Averna e ancora tutti si stanno chiedendo, di qua e di là dall’oceano, il perché di questa foto ricordo che è molto meno che un cameo… E’ forse il teaser di un seguito nel quale per la prima volta non ci saranno i protagonisti della prima puntata?

Il film è scritto da Jon Spaihts e diretto da Morten Tyldum, nomi quasi impronunciabili come il mio giudizio.

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