Archivio mensile:agosto 2016

Suicide Squad, tempi duri per i troppo buoni

Tempi duri per i troppo buoni e tempi super duri per i super buoni super eroi: Superman è morto, si è sacrificato per l’umanità in “Batman V Superman”. E morto Superman ci informano che c’è un vuoto di supereroi che combattano il male a fianco del Bene e delle forze dell’ordine… E le forze dell’ordine non sono più i buoni poliziotti di quartiere dei bei tempi andati ma l’esercito super forzuto e super tecnologico perché i super cattivi non mettono più a soqquadro una città come Gotham City ma l’intera nazione e l’intero pianeta. E il Bene non è più di questo mondo dato che ormai siamo tutti cattivi a cominciare da chi ha in mano le chiavi del potere: specchio dei tempi. Qui la vera super cattiva è la super agente dei servizi  segreti Amanda Weller che per salvare il mondo mette insieme “il peggio del peggio” a suo dire, meta-umani che tiene imprigionati e con i quali forma questa squadra suicida che manda in battaglia senza allenamento e senza motivazioni, se non con il ricatto della morte certa se si ammutinano e il ricatto morale che fa leva sulle loro debolezze: perché scopriamo subito che questi super cattivi non sono altro che amorevoli e tormentati padri di famiglia e ragazzine che sognano l’anello al dito: hanno solo avuto la disgrazia di vivere nel lato oscuro della società.

La cattivissima Weller è interpretata da Viola Davis, attrice super candidata e super premiata altrove che con la sua faccia rotonda da casalinga del sud che sforna torte di mele sembra quantomai fuori posto in questo ruolo: ma il suo ruolo nella serie tv “Le regole del delitto perfetto” le ha conferito autorevolezza e la sua facciotta qui volutamente inespressiva conferisce al personaggio una ferocia inaudita.

La squadra dei cattivi è variegata e gustosa. E’ capitanata dal Deadshot di Will Smith, un super killer a pagamento che non sbaglia mai un colpo, col quale l’attore – che si era già misurato con un supereroe negativo e cialtrone in “Hancock” – torna a fare squadra dopo i suoi film egocentrici da protagonista assoluto e anche interprete solitario, tutt’al più affiancato dal figlio Jaden. Ma pare che l’assegno valga la pena.

Però il personaggio più riuscito è Harley Quinn, spalla del Joker nei fumetti qui promossa a super protagonista: bella, sexy, ironica, simpatica e psicopatica è un mix perfetto che tiene testa a tutti i personaggi ed è la vera anima del film, dato che gli altri della squadra non sono così sexy e ironici e psicopatici come dovrebbero essere. E’ interpretata dall’attrice modella australiana Margot Robbie già sullo schermo con Will Smith in “Focus – Niente è come sembra” e con DiCaprio in “The Wolf of Wall Street”. Data la riuscita del personaggio, scrittura più interpretazione, non mi stupirei se ai piani alti stessero già pensando di promuoverla protagonista di uno spin-off come è successo al Wolwerine degli X-Men.

E veniamo al Joker che gioca fuori squadra e contro la squadra per liberare la sua beneamata psicopatica anima gemella. Dopo il fantastico Joker di Jack Nicholson e quello ammaliante e doloroso di Heath Ledger che è diventato mitico anche per la prematura scomparsa dell’attore che ha ricevuto l’Oscar postumo. Questo Joker di Jared Leto è: insomma. L’attore è bravo interessante e selettivo, e ha vinto Golden Globe, Screen Actors Guild Award e Oscar per il ruolo del travestito in “Dallas Buyers Club” e mi chiedo quando lo rivedremo con la sua vera faccia. Questo Joker, opportunamente ridisegnato, è più un dandy punk che lascia sospeso il giudizio in attesa degli ulteriori sviluppi.

Altro personaggio ben riuscito è l’Incantatrice, una strega risorta da un passato ultra remoto con un look molto accattivante, molto cattiva, ragion d’essere oscura come le sue origini e malvagia ufficiale in questo plot narrativo dove i malvagi allignano in ogni ambiente e a qualsiasi livello: lei perlomeno è puro spirito e non ha bisogno di maschere ma solo del corpo di un’innocente fanciulla da abitare. Anche questo ruolo è interpretato da una modella, anzi una super model, come si dice in vero inglese, quello che noi diciamo top model inventandoci un inglese da rotocalco: Cara Delevingne che sfoggia l’abito oscuro e fuligginoso della strega come su una passerella di Milano. Questa Incantatrice ricorda, perlomeno nel look, la dea Astarte, ma nel film rimane senza nome e senza storia perché non finalizzati al racconto.

Innamorato della fanciulla abitata dall’Incantatrice è il colonnello dell’esercito Rick Flag, un duro dal cuore tenero che ha in mano le sorti della squadra e dell’impresa, ligio al dovere e fedele all’amore – interessante combinazione – interpretato da Joel Kinnaman attore svedese che si è fatto conoscere negli USA come protagonista della serie thriller “The Killing”, rifacimento di una serie danese; ma prima aveva avuto un ruolo in “Millennium, uomini che odiano le donne” rifacimento del film svedese e poi è protagonista dell’ultimo “Robocop” rifacimento dell’originale del 1987. Di rifacimento in rifacimento Kinnaman finalmente ha potuto disegnare un personaggio tutto suo in questo film che sembra essere il primo di una serie.

Gli altri della squadra suicida sono: El Diablo, tormentato personaggio pirico tipo La Torcia dei Fantastici Quattro, interpreto da Jay Hernandez, mentre Jai Courtney interpreta Captain Boomerang, un campagnolo australiano che impugna boomerang tecnologici, che risulta il personaggio meno riuscito e con minor spessore per il quale l’attore fa tutte le smorfie possibili per dargli un carattere che non ha per difetto di sceneggiatura. Completano la squadra Killer Croc, feroce ma non troppo ibrido umano-coccodrillo sotto la cui spessa pelle si nasconde il nero Adewale Akinnuoye-Agbaje e la giapponese Katana, che ovviamente si fa spazio a colpi di katana, la spada giapponese che intrappola le anime di coloro che uccide, e poiché con quella stessa lama gli è stato ucciso il marito ogni tanto la poveretta ci parla per parlare all’anima dell’amato: l’interprete è Karen Fukuhara e a questo punto siamo sul limite ultimo del ridicolo, ridicolo che viene sfiorato anche, purtroppo, nell’ovvio pirotecnissimo finale, ma si sa che stiamo assistendo a una favola. Nel cast Ike Barinholtz come divertito e cinica canaglia guardia carceraria; Adam Beach, attore di origine pellerossa che ha avuto ruoli di rilievo in cinema e tv e che qui si sacrifica nel ruolo della canaglia meta-umana che subito tenta di disertare e viene ucciso a scopo dimostrativo e intimidatorio; Scott Eastwood, figlio di Clint, come capitano dell’esercito. E’ accreditato nel film anche Ben Affleck che intravediamo appena in un flash-back, irriconoscibile e con la barba sfatta di un paio di giorni sotto la maschera di Batman sopravvissuto allo scontro recente in cui Superman ci ha lasciato le penne e la calzamaglia. Batman ha sempre flirtato col suo lato oscuro… ma addirittura smettere di radersi!

Nell’insieme, per gli amanti del genere, il film è piacevolissimo anche per l’attenzione all’estetica fatta di colori acidi e fosforescenti che risaltano nel buio e nel grigiore della (meta)realtà, in sintonia con i titoli di coda che vanno visti tutti fino in fondo perché subito dopo c’è un altro pezzo di film che introduce il prossimo della serie. E c’è da dire che il film è tutta farina del sacco di David Ayer che lo ha scritto e diretto, apparentemente senza collaboratori e intermediari, e che davvero ha il merito di aver creato un mondo immaginario tutto suo, difetti compresi.