Archivio mensile:febbraio 2016

Macbeth, e che nebbia sia!

“Il dramma scozzese” lo chiamano gli inglese, perché pare che il solo nominarlo porti male, da quelle parti. Ma loro toccano legno e noi ferro, fanno gli scongiuri per il 13 e noi per il 17 e guai se un gatto bianco attraversa la loro strada. Curiosità scaramantiche a parte, per noi il Macbeth è un gran bel drammone per prova maschia d’attore e di attrice tenebrosa e sulfurea. Giuseppe Verdi ne ha fatto un’opera lirica e ogni tanto prende vita al cinema: dobbiamo dunque ricordare almeno le versioni di Orson Welles di stampo espressionista e quello di Roman Polanski, che a mio avviso è uno dei film meno affascinanti del regista. Vale una nota anche la versione giapponese di Akira Kurosava: “Il Trono di Sangue”.

Diretto dall’australiano pressoché sconosciuto Justin Kurzel qust’ennesimo Macbeth non è dunque un film d’autore, o di regista, ma di attori, dato che schiera le punte di diamante Michael Fassbender, che il trailer dice che è nato per questo ruolo, e sembra vero, dato che Fassbender è fra gli attori della sua generazione quello più virilmente prestante, e dotato di un raro magnetismo cinematografico che pienamente infonde a questo suo Macbeth ricco di tutte le sfaccettature che il personaggio richiede: tutte le sfumature che vanno dalla possanza fisica alla debolezza morale.

Lo affianca Marion Cotillard, la francese premio Oscar per la sua interpretazione di Edith Piaf in “La Vie en Rose” che l’ha lanciata nel firmamento hollywoodiano: che il trailer dice magnetica. Dice, non so se sapendo di mentire. Marion Cotillard è bella, più luminosa che tenebrosa, più rassicurante che magnetica. Per cui risulta debole anche il contratto di sangue fra coniugi dove la sulfurea Lady Macbeth instilla nel vacillante marito il dèmone dell’avidità per il potere.

Come debole è tutto il film: bello da vedere ma già di maniera secondo l’uso modernissimo ma già visto e vecchio dell’effetto “ralenti” durante le battaglie, dell’aspra brughiera scozzese ammorbidita da quintali di nebbia e, last but not least, la recitazione sommessa e sottotono, spesso bisbigliata, che fa tanto moderno il linguaggio poetico e spesso roboante di Shakespeare, col risultato del già visto, già sentito e andante noioso senza brio. Diciamocelo: pulire la recitazione da vecchi stilemi è sempre sano ma il Dramma Scozzese richiede d’imperio pomposità e soluzioni da Grand Guignol.

Ciò non toglie che il film sia molto bello da vedere con inquadrature e paesaggi sempre affascinanti ma sempre cartoline, e costumi e dettagli d’arredo che sono il vero punto di forza di questa produzione, assieme all’interpretazione di Michael Fassbender che rende credibile ogni passaggio della cupa storia. Ma la noia, come la nebbia, pervade ogni cosa.

The Revenant, DiCaprio sopravvive all’Oscar mai arrivato

Sono anni che il buon Leonardo rincorre l’Oscar, e giustamente, a parer mio. Come dimenticarlo, ragazzino ritardato, nel folgorante “Buon compleanno Mr. Grape di Lasse Hallström che gli valse la prima candidatura all’Oscar? In seguito ne ha collezionate altre tre come protagonista di: “The Aviator“, “Blood Diamond – Diamanti di sangue“, “The Wolf of Wall Street” e ora fa il poker con quest’ultima prova d’attore. E per brevità tralasciamo tutte le altre candidature ai BAFTA, ai Critics’ Choice Movie Awards, ai Golden Globe e agli Screen Actors Guild Awards per dire i più importanti: carriera da capogiro. La delusione più grande è stata il “J. Edgar” diretto da Clint Eastwood, a mio parere una delle sue interpretazioni migliori e per il quale non è neanche stato candidato. Con “The Revenant – Redivivo” forse ci siamo: ha già vinto il Golden Globe che di solito è precursore dell’Oscar ma non sempre, dato che lo vinse anche per “The Wolf of Wall Street” e lì finì la corsa. Stavolta si è aggiudicato anche lo Screen Actors Guidl Awards e andando a spulciare le altre candidature vediamo lo sconosciuto al grande pubblico Bryan Cranston con scarse probabilità di vittoria; Michael Fassbender nell’ennesimo film su Steve Jobs battibilissimo; ritorna Eddie Redmayne che ha vinto lo scorso anno con “La Teoria del Tutto” dove era uno straordinario Stephen Hawking e quest’anno corre per questo ruolo in cui è la prima transessuale a sottoporsi alla chirurgia per la riassegnazione del genere sessuale: improbabile che vinca per il secondo anno di seguito. Resta da battere  il Matt Damon di “The Martian”, in Italia è presentato come “Sopravvissuto”: quindi il si prospetta un incontro frontale fra un Sopravvissuto e un Redivivo!

E non dimentichiamo che “The Revenant” è firmato da Alejandro González Iñárritu premio Oscar lo scorso anno per lo straordinario “Birdman” che con quest’altra prova registica conferma di aver trovato la via del successo nell’equilibrio fra le necessità del suo talento visionario e le regole del mercato cinematografico: qui la storia si ispira a una storia vera, un cacciatore del Missouri che nella prima metà dell’800 venne abbandonato dai suoi compagni perché gravemente ferito nello scontro con un’orsa e dato per spacciato. In ogni caso sempre un personaggio ai margini in linea coi gusti del regista messicano che confeziona un film che ha il sapore di un’epopea pur restando il racconto di un dramma privato. Impressionante la scena dell’attacco dell’orsa al cacciatore DiCaprio al centro del film: mai vista al cinema una cosa del genere per crudezza e realismo (per quanto realistica possa essere una scena di cui non abbiamo un’esperienza diretta con cui fare il confronto…). Nuovo anche lo sguardo registico sulle battaglie corpo a corpo e sugli attacchi di gruppo dove sembra quasi che le armi vivano di vita propria e raccontino la storia dal loro punto di vista: sicuramente non è una visione per mammolette impressionabili. 

Di Leonardo che dire? è sempre al suo meglio e un premio lo merita senz’altro anche se io gli preferisco altre interpretazioni, vedi “J. Edgar”, che non sono neanche state prese in considerazione. Degno antagonista è il londinese Tom Hardy che pian piano si sta ritagliando un meritato ruolo di primo piano nel cinema dei “piani alti” dopo essere passato attraverso molte produzioni televisive, ruoli di secondo piano e film di secondo livello. Altri ruoli degni di nota sono interpretati da: Domhnall Gleeson e Will Poulter.